Cesare Ponzoni, milanese, verra’ chiamato dagli amici come suo padre, Tano Ponzoni, validissimo pilota nella prima guerra mondiale. Sulle sue orme, Cesare, affascinato anch’egli dal volo, entra in Aviazione, ma a seconda guerra mondiale iniziata e non riesce a prendere parte ad azioni perché l’8 settembre lo sorprenderà al pari di tutti e cadra’ in mano ai tedeschi. Avviato alla prigionia, non sara’ destinato in Germania, ma nel nord della Francia in un campo di lavori forzati. Di quel terribile viaggio, su un camion, ricorda tra i vari disagi che i teutonici riservavano con piacere ai “ traditori” italiani, un piccolo episodio di consueto sadismo germanico. In un percorso di attraversamento di una foresta nella Gernania meridionale il camion, appesantito dal consistente carico di soldati prigionieri italiani, e su un terreno viscido per le piogge, non riesce a salire una china. Vengono fatti scendere gli uomini e sotto l’occhio vigile dei carcerieri viene loro ordinato di spingere il mezzo oltre la china. Pero’ l’ufficiale tedesco vuole assicurarsi che il lavoretto sia ...ben fatto, e’ ha un’idea geniale : fa togliere a ogni soldato italiano l’orologio, e lo fa sistemare appena sotto le ruote posteriori dell’autocarro, dicendo “....per esere sikuro che spincere ! “ ...ma Tano salverà il proprio orologio, prezioso in prigionia per non perdere il senso del tempo e dei ritmi di vita. Un campo di lavoro forzato non e’ facile per noi da immaginare completamente, in quanto le difficoltà sono quotidiane e costanti , e investono la sfera delle manifestazioni di vita piu’ consuete e banali. Anche un inconveniente apparentemente modesto puo’ creare al prigioniero situazioni molto difficili, una mossa banalmente sciocca e niente piu’, puo’ condurre a punizioni e spesso a rischiare la vita.
Uno dei compiti che ordinano a Tano di svolgere e’ di caricare con alcuni compagni munizioni a bordo di auto della Croce Rossa, per il trasporto alla Wehrmacht che combatte qualche decina di km a ovest del campo. Il trucco di nascondere armi nelle autoambulanze e’ gia’ vecchio e conosciuto, e il fatto non e’ sfuggito ai ricognitori inglesi che giornalmente compiono i loro passaggi. Qualche giorno dopo arriva puntuale l’ incursione da parte di bombardieri leggeri Beaufigher della RAF, che hanno come obiettivo la distruzione della colonna di ambulanze piene di granate . Tano si salva e assiste alla decapitazione di uno degli autisti in seguito alle esplosioni. Seguono nei mesi successivi lavori pesanti di carico e scarico di materiale bellico , ma presto i suoi polmoni inizieranno a soffrire degli stenti, della fatica e del freddo e Tano si ammalerà seriamente . E’ a questo punto che la fortuna inizia a incrociarsi con la sua odissea. Il medico del campo e’ un francese e rileva la gravita’ della situazione polmonare di Tano. E’ palese che il perdurare di quello stato lo porterebbe in tempi brevi alla morte. Non e’ chiaro cosa scatta tra i due, forse semplicemente solidarietà umana, forse empatia, forse il fatto che Tano gli ha parlato del suo desiderio di iscriversi alla facoltà’ di medicina qualora fosse riuscito a tornare in patria. Il medico francese riesce, quasi certamente con grande rischio personale , ad organizzare una fuga per il paziente italiano. Documenti falsi ben preparati, motivazioni credibili, un camion. Destinazione l’Italia. Quella notte Tano vuole salutare, per sempre, l’ infermiera che in quei mesi l’ha aiutato e con cui ha avuto una tenera relazione, cosi’ preziosa in quei frangenti di solitudine e bisogno. Si sono amati, e dopo la guerra Tano la ricordera’ con nostalgia, pensando anche un giorno di rincontrarla, cosa che pero’ non avverra’. Incredibilmente, per quanto con un ansia che non e’ difficile immaginare , il camion di Tano raggiunge il confine italiano. Lui in tutto quel tempo ha tenuto un dettagliato diario dove riporta eventi e sensazioni : si sa, lo scrivere e’ l’ unica valvola di scarico in certi stati d’animo, quelli in particolare. In quel quaderno ha scritto delle sue idee sulla guerra e delle sue speranze che gli Alleati affrettassero il loro arrivo. E’ proprio il pensiero improvviso di quel diario che ha nel sacco a farlo piombare nell’angoscia quando, incontrati i soldati repubblichini, viene perquisito e condotto davanti a un ufficiale per essere interrogato.I soldati della Repubblica Sociale infatti si sa che non usano metodi molto differenti da quelli dei tedeschi. Scoperto il diario, l’ufficiale fa chiudere subito Tano in una cella, da solo, dove rimarrà alcune ore. Ore di angoscia ma alle quali infine ci si abbandona, attendendo il proprio destino, consci che solo la sorte può decidere ciò che seguira’. E anche questa volta la fortuna aiutera’ il soldato italiano. Si apre improvvisamente la porta della cella, e’ l’ufficiale repubblichino col suo sacco, che contiene anche il diario. “ Svelto, - gli dice, - c’e’ un camion qui fuori che arriva fino a Verona prendilo ! “ . E’ un ufficiale che fa il doppio gioco, apparentemente fascista, ma pronto in ogni occasione ad aiutare i soldati in difficoltà.
Tano punta a Bologna, dove ci sono i suoi, e sceso a Verona si imbarca nell’ altra, più breve odissea, che lo avrebbe condotto nella città emiliana. Ormai i tedeschi sono in rotta, fuggono verso nord con ogni mezzo, ulteriormente incattiviti e spietati, e in questo pare non facciano alcuna fatica..., ma la guerra per loro e’ finita, questione di ore, di giorni.
Tano raggiunge i genitori in una città quasi spettrale, percorsa da automezzi in fuga e con qualche sparo che si ode qui e la’ tra le strade. La città vive ore cruciali, gli americani si avvicinano e si tratta per Tano di restare nascosto in una cantina per alcuni giorni.
Liberazione. E come d’incanto sboccia in Tano tutta quella voglia repressa di vita, tutto quel desiderio di dare sfogo alle sue forti passioni, accantonate dagli orribili eventi di quegli anni, la musica in primis. La prima idea che gli viene e’ presentarsi al comando americano, pensando che le sue passioni possano essere utili alla causa alleata : parla inglese, sa fare lo speaker, ha sempre sognato di parlare a una trasmissione radio ; quanto alla musica, la sua passione per il jazz risale alla fine degli anni ‘30, quando ancora ragazzo si approvvigionava al mercato nero di dischi americani a 78 giri, quelli vietati dal regime, quelli i cui titoli come St. Louis Blues erano stati sostituiti dal regime con le Tristezze di S.Luigi... Qualsiasi volo verso una cultura più’ evoluta, che esaltasse la pulsione di vivere, il fascismo lo aborriva, con disprezzo. E da Bologna, nei locali approntati dall'esercito americano per la propria stazione radio, Tano e' lo speaker che annuncia le notizie ancora drammatiche del momento e brani musicali di un genere che in Italia hanno fino a quel momento ascoltato in pochi, di nascosto. Il jazz, lo swing, e il boogie woogie, il ballo che, alla ripresa della vita dopo la guerra, dilaghera' in un popolo che ha estremo desiderio di vivere, di divertirsi, per dimenticare gli scenari di morte in cui e’ stato coinvolto per troppo tempo.
Il primo maggio e' proprio Tano che da quei microfoni annuncia la fine di un incubo durato cinque lunghissimi anni : Hitler e' morto suicida. L' Italia e l'Europa sono libere e inizia un nuovo tipo di esistenza, piena di speranze e di voglia di fare. Tano si iscrive a medicina e si laurea secondo i suoi propositi. Ma quella musica, quella " della liberta' " , quella del Capitano Glenn Miller, di Benny Goodman, di Tommy Dorsey che accompagna il canto del giovane, romantico Sinatra, rimane un punto fermo, ben piantato nel suo animo. Da quel momento il jazz, e la musica in generale, occuperanno gran parte della sua vita, un’onda di passione che occupera' per sempre il suo sentire. E' li' che inizia a prendere consistenza la sua collezione di dischi, destinata ad essere una delle piu' vaste in Italia.
Sono i tempi in cui nel nord nasce un' impresa da favola : un personaggio illuminato e straordinario, una figura di cui il Paese portera' sempre il vanto, Adriano Olivetti, fonda a Ivrea un'azienda slanciata al futuro, un sogno, imprenditoriale ma ancor piu' ardito sul fronte umano. Il padre di Tano ne sara' direttore per alcuni anni, durante quegli inizi cosi' entusiasmanti e trabordanti di speranza. E Tano, diventato medico, ricoprira' l'incarico di medico dell'azienda, perche' e' in quel modo, inserendo quei servizi ad uso gratuito delle maestranze che Adriano Olivetti intende il nuovo concetto di azienda. Gli anni della ricostruzione e del boom di benessere del Paese passeranno veloci. Tano continua nella sua passione musicale, con tutti i coinvolgenti risvolti che comporta un impegno portato avanti con quella spinta : la conoscenza di artisti di primo piano, come Duke Ellington, la storica prima generazione di jazzisti milanesi , le collaborazioni con la stazione radio svizzera di Monteceneri, le registrazioni che la nuova tecnologia consente di realizzare anche a casa propria. E Tano installa nella sua abitazione milanese cio' che gli permette di vivere ancor piu' dal di dentro i suoi generi musicali preferiti. Registrazioni, duplicazioni per la cerchia di amici, basi musicali su cui iniziera' a cantare, ispirandosi allo stile dei crooners, Sinatra in testa.
Ben presto pero' un altro amore si fa strada nel suo già ricco animo, quello per il mare di Grecia. Cefalonia sarà il perno di questa sua passione, un luogo pieno di tragica storia che vedra' ogni anno la presenza estiva di Tano e diventera’ una sua seconda casa. La' trascorrera' le estati fin quasi alla fine dei suoi giorni, unendosi ai promotori che vogliono erigere un ricordo permanente ai quasi 10.000 caduti per mano della barbarie nazista. Un compito che dati i suoi trascorsi in guerra, Tano porta avanti con grande sentimento e dedizione . Il monumento nascera', se non esteticamente come lo desiderava lui, con lo stesso intento e significato.
E’ in questo periodo che inizia anche a scrivere, di jazz, delle sue vicende di guerra, di suo padre, pubblicando su varie riviste italiane. E sara' baciato ancora dalla fortuna, che gli riserva una lunga vita, sempre ricolma di passioni e di intense emozioni.
Si spegnera’ a 94 anni nel sonno. Allo scrivente aveva chiesto qualche mese prima se voleva essere l'erede del suo patrimonio discografico, consistente in migliaia di dischi a 78 giri, vinili, e CD, album rari e affascinanti . Un tesoro che giungera' puntuale al destinatario pochi giorni dopo la sua scomparsa a rendere appagata un'intera cerchia di amici jazzofili. Nella grande quantità di materiale accumulato da Tano nella sua vita intensa c'e' un filmato biografico da lui realizzato in cui si può ascoltare “ My way” cantato dalla sua voce, il naturale suggello alla sua storia.