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AIUTAMI A SOGNARE


Regia di Pupi Avati musiche di Ritz Ortolani, con Mariangela Melato, Anthony Franciosa, Orazio Orlando, Paola Pitagora




Di Corrado Barbieri




Un'opera cinematografica con la dolcezza di una favola, che è anche una commedia musicale, ma allo stesso tempo anche una storia vissuta da tante famiglie italiane. E dove il fattore nostalgia gioca quel ruolo primario con cui Pupi Avati ha intriso con successo le sue prime godibilissime opere.
Siamo nella campagna emiliana, negli anni della seconda guerra mondiale. Anni in cui molte famiglie “sfollavano” in case di campagna per sottrarsi ai bombardamenti delle città e alle più probabili rappresaglie tedesche nelle zone urbane. Francesca (Mariangela Melato) riapre dopo anni una sua vecchia e bellissima casa nella campagna bolognese; i vicini sono gli amici di gioventù, anch'essi sfollati, che da molto tempo non la vedono. Con lei sono le sue tre bambine, vivaci, allegre, ma con un desiderio sempre presente, quello di riunirsi con il padre, che è stato raccontato loro essere partito anni prima per l'America.
In realtà Francesca ha nascosto alle bambine la morte del padre e il tasto è molto doloroso in quanto lo stesso rapporto con Francesca, in seguito alla malattia, era finito nell'incomprensione e in un certo ostracismo da parte di amici e famiglia.
Francesca suona il piano e il suo amore è la musica americana, quella musica proibita dal regime, fattore che ne accresce il fascino, e tutta la famiglia si stringe alla sera attorno al vecchio apparecchio radio, quando trasmette Radio Londra, per ascoltare brani di Gerschwin e del Capitano Glenn Miller, musiche che aprono ai cuori speranze di libertà. Anche i suoi amici del vicinato hanno questa passione, e ne nascono duetti canori e di danza. Il tutto in quella sorta di paradossale spensieratezza tipica dei giorni di guerra, quando la gente viveva alla giornata, felice a sera di essere sopravvissuta, antidoto naturale contro la precarietà della vita.
Il denominatore comune è però l'America, il sogno dell'America, quella senza la guerra in casa, dove erano nati e continuavano a nascere motivi musicali introvabili e coinvolgenti.
Nella notte tutti odono anche il motore del leggendario “Pippo”, così venivano denominati in Emilia i ricognitori alleati che osservavano il territorio in cerca degli obiettivi futuri. E la gente fantasticava sul pilota americano, un liberatore che non poteva esser visto o raggiunto.
Ma ecco che la sognata America giunge veramente, come un’apparizione, un sogno ad occhi aperti, tra i campi di granturco, un pomeriggio verso sera: un aereo americano, atterrato di fortuna per un guasto al motore.
Il pilota che appare a Francesca libero e sorridente è Ray (Antony Franciosa), che dopo un saluto si accinge a ripartire, a piedi, verso sud, Francesca è attonita e attratta da quella che percepisce come un'occasione fatale per incontrare un mondo sempre sognato. Così convince Ray a trattenersi, per nascondersi nella sua proprietà. Il fascino di Ray, che riesce a farsi capire in quanto italo-americano, contagia tutti, soprattutto le tre bambine alle quali Francesca dà una nuova speranza, dicendo che è un americano che conosce il padre, un amico, che addirittura gli racconta anche del suo cane. E Ray si presta al gioco per vederle curiose e sorridenti.
Ma Ray, in gioventù, è stato anche musicista, e non tarda a scoprire il piano di Francesca e abbozzare subito un motivo. Ray viene presentato anche alla cerchia di amici e nei suoi racconti escono nomi di musicisti che hanno incrociato la sua vita: il sassofonista Frankie Trumbauer e il mitico Bix Beiderbecke, che Ray chiama “i ragazzi”.
Scontato l'innamoramento per Ray di Francesca, che sta vivendo il suo sogno. Ray ricambia, ma per lui è un tenero incontro in una pausa della guerra, e il suo pensiero è sempre a come far ripartire l'aereo, nascosto dagli amici sotto la paglia. Intanto nascono esibizioni canore, con Ray al piano e le bambine in coretti di brani classici degli anni Trenta, e Francesca che si improvvisa ballerina.
Ma la tristezza è già dietro l'angolo, inevitabile, perché lei sa benissimo che Ray deve ripartire. Spera solo che la guerra finisca presto, e che lei, le bambine e Ray possano un giorno riunirsi con lo stesso affiatamento di quei momenti.
Un pomeriggio la più grande delle bambine consegna in gran segreto a Ray una lettera, affrancata con un francobollo americano trovato in un cassetto. È per il padre, e Ray scrive il suo indirizzo sulla busta, assicurandole che giun- gerà a destinazione.
Un ragazzo del paese, meccanico geniale, intanto lavora con Ray al motore dell'aereo, e presto riescono a metterlo in moto, un rombo che per Francesca suona come un addio. Ray ripartirà, non prima di un'ultima nostalgica riunione musicale con le bambine: "Pennies from Heaven" piovono soldi dal cielo, devi aprire il tuo ombrello e capovolgerlo per raccoglierli...
Ray, ferito, apre la porta del suo appartamento di San Francisco. C'è la polvere di anni, quelli di guerra, e la lettera delle bambine è nella cassetta postale, con le parole che Ray legge, ultimo richiamo alla sua breve parentesi d'amore italiana.
"E ancora per molte estati e molti inverni, la madre e le figlie rimasero in quella casa ad attendere che qualcosa scendesse sul campo, qualcosa oltre la neve e la magica luna", ci dice una voce fuori campo che conclude il film.

 
   
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