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LA SIGARETTA COME MEZZO ESPRESSIVO




“ Le cose sono nel fumo, l’arte sta negli anelli “ ( Marcel Duchamp )


Di Corrado Barbieri

 

La sigaretta nel cinema la si può definire subito e lapidariamente uno strumento simbolico molto potente, e la funzione del fumo in scena viene scoperto dai registi piuttosto presto, non solo ad uso dei film noir, ma ogni qualvolta entri in scena un personaggio che via via puo’ essere introverso, tormentato, deluso, pieno guai ; un mero gesto capace di far esprimere un certo stato d’animo o una emozione senza bisogno di altra mossa recitativa. Siamo di fronte quindi a un potente gesto espressivo, quanto mai necessario per fare entrare il pubblico in sintonia con il protagonista e al contempo aiutare lui stesso nella recitazione.

Naturalmente come esempio piu’ lampante ci viene immediatamente in mente Bogart, ma a fare mente locale anche un istante, si scopre che tutte le maggiori icone dello schermo sono ricorsi o fatti ricorrere al fumo nel corso delle loro azioni e delle storie che rappresentano. Quasi impossibile immaginare uno Jean Gabin senza la sigaretta all’angolo della bocca, o Robert Mitchum nello stesso gesto, per risalire piu’ vicino nella storia del cinema con lo 007 interpretato da Sean Connery, e, forse piu’ ovvio di tutti, il Clint Eastwood senza il sigaro dei film di Sergio Leone, per non parlare di Basil Rathbone / Sherlock Holmes o Gino Cervi/ Maigret senza la pipa!! Insomma, uno strumento iconografico indispensabile se si vogliono far rappresentare certi stati d’animo che possono essere piu’ o meno complessi. Nelle donne il fumo ha avuto un ruolo anche piu’ importante socialmente, caratterizzando le dark lady dei noir, le ragazze ribelli dei film giovanilisti, in breve e’ stato uno strumento come nessun altro per mostrare la strada dell’ emancipazione femminile.

Mai come attraverso l’uso del fumo e’ possibile mostrare insicurezza, paura, infelicita’ e anche noia. Ve lo immaginate voi un Paul Newman nella partita a poker de “ La stangata” senza la sigaretta? O una Audrey Hepburn senza il lungo bocchino? O un Clark Gable senza la sigaretta mentre nella sua classica espressione strizzava obliquamente gli occhi puntando lo sguardo su una donna? Ci sono stati poi gesti anche piu’ complessi riguardanti il fumo che sono serviti da vere cerniere tra una battuta e un’altra, mentre il protagonista sta spiegando magari agli astanti una sua teoria, stiamo parlando dell’operazione di autocostruzione con le proprie mani della sigaretta, in voga negli anni ‘30. Era un’operazione decisamente non agevole, tanto che nel “ Mistero del falco”, John Houston dovette operare con il montaggio perche ‘ Bogart potesse mostrare di sapere costruirsi la sigaretta! Beh, poi nei dialoghi, la sigaretta diventa un particolare fondamentale, inevitabile : in tali frangenti si potrebbe definire l’accensione o il maneggio disinvolto con le dita della sigaretta, come un segno di interpunzione, una virgola o un punto e virgola del linguaggio parlato!

 


 
   
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