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HENRI ROUSSEAU
Ovvero, la fanciullesca purezza anche nell’arte





Di Corrado Barbieri

 

 


Di modesta famiglia, Rousseau e’ un doganiere, mestiere che farà fino alla pensione. In quel momento, e siamo quasi a fine anni 70 dell’Ottocento, darà il via alla propria grande passione, la pittura.
Ma e’ autodidatta, nessuna Accademia ma in quel momento anche nessun maestro d’avanguardia a svelargli qualche segreto, a indirizzarlo e soprattutto ad introdurlo nel mondo dell’arte.

Henri lavorerà intensamente con un suo stile, con la sua fantasia e con la sua creatività, restata sopita e nascosta per troppo tempo : non può sapere naturalmente che verrà’ considerato il capo scuola della pittura naïf. Siamo negli anni dell’esplosione dell’arte moderna, Vincent Van Gogh ha gia’ dato terribili mazzate ad ogni accademismo, Paul Gauguin ha gia’ affermato violentemente, con la consueta grinta, che il quadro nasce nella mente e nell’anima e che qualunque considerazione riguardante la realtà che vediamo, non ha valore.

Eppure il mondo dell’arte parigino sfodera un’insospettabile - anche nelle considerazioni di oggi - e inspiegabile ipocrisia. Dileggio, ironie, qualche insulto. Lo chiamano “ Il doganiere” .Ma Henri e’ un uomo buono e gentile, non se la prende, persevera nella sua grande passione e trova subito non solo un sostenitore, ma anche un grande amico, Pablo Picasso.

E forse non può che essere lui il primo, nella sua trabordante fantasia e fautore del primitivismo nella pittura, ad apprezzare quanto Henri Rousseau sta facendo. E’ infatti di fronte ad opere dotate di un fascino innegabile e misterioso, con colori irreali e piatti, con un pizzico di simbolismo qui e la’, che suscitano sensazioni decise. Poco importa che le foglie e gli alberi delle foreste non siano in proporzione per come sono posizionate, che un animale feroce sia più piccolo di un altro notoriamente più grande, che la “ Zingara addormentata “, uno dei suoi dipinti piu’ celebri, abbia le sembianze di un nero e abbia vicino un leone che ci richiamano l’Africa e nel deserto pare ci sia il mare.

I sentimenti , le suggestioni che procura Henri, hanno forza, sono oniriche, fiabesche.
Anche a quel tempo i critici sono una genia maledetta quanto inutile, e si danno da fare perché il pubblico consideri il nuovo pittore un poveretto, semplice e incolto. In realta’ Henri semplice lo e’, onesto anche, e la sua purezza d’animo traspare nella sua innata gentilezza e generosità, ma è tutt’altro che estraneo ai fermenti innovativi dell’arte dell’epoca . Fanciullesco nell’intimo, e’ anche stranamente lontano dalle crudelta’ del mondo. Tutti elementi che non sfuggono a Picasso e ad altri artisti e scrittori dalle vite tormentate, tra cui Max Jacob, Guillaume Apollinaire, Georges Braque, Andre’ Derain, e Gertrude Stein, che diventano non solo suoi amici fedeli, ma anche difensori della sua arte. Pare addirittura che Picasso, avendo sentito parole di derisione da parte di Beatrice Hastings, prima amante di Modigliani, l’abbia cacciata per sempre dalla sua cerchia!

Certo la vita di Henri non è esente da aspetti curiosi. Ama dipingere foreste e paesaggi esotici, e l’ambiente parigino si dice sicuro che l’artista abbia soggiornato in Messico, mentre Henri si è semplicemente ispirato alle immagini viste in occasione dell’Esposizione Universale ! Dipingerà ed esporrà con scarso successo, finendo nella miseria e nel silenzio i suoi giorni, per poi essere riconosciuto come il caposcuola dello pittura primitiva e dello stile naïf.


 
   
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