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IL PRIMO AMORE

Di Duccio Castelli



Cocca. Si chiamava così. Oggi dovrebbe avere – se mai è esistita – cinquantasei anni, come pare io abbia. Allora ne aveva tredici, come me, inesorabilmente.

Fu quello un amore non detto, un amore puro, compreso, fortissimo. Che ci sorprese bambini. Pochi struggenti giorni di forza interiore, di sottintesi inespressi, di desideri sconosciuti.

Io sentivo forte che avrei voluto proteggerla contro qualsiasi drago, baciare quel collo dolce dal profumo di tenera pelle, nuovo per me, che le avevo sfiorato ballando, novizi nella notte, sulla riva di un’isola, sulla riva di un mare. Un baratro sulla gioia di trovare all’improvviso la vita.

La fine di tutta un’infanzia. Lei mi raccontò pochissimo e fu moltissimo.

Poi ritornammo alle nostre case, in città. Le telefonai. Rispose suo padre. “Giovanotto” – mi disse – “mia figlia ed anche lei (credo che fu la prima volta che qualcuno mi dava del lei) siete troppo giovani per qualsiasi cosa possiate pensare. Se lei nutre veramente dei pensieri affettuosi per Cocca, richiami fra dieci anni. Arrivederci.”

Fu uno dei dolori più struggenti della mia vita.

Avrei voluto afferrare il mondo e sollevarlo con la mia mano, avrei voluto poter dimostrare a quel signore che sua figlia io l’amavo davvero, teneramente, che l’avrei sposata, che l’avrei protetta per sempre: egli non poteva, non doveva liquidarmi così con quattro parole, perfidamente.

A tutta risposta gli dissi soltanto “arrivederci”, che era stato anche il titolo della canzone di quella estate, quella del nostro amore.

Decisi che avrei aspettato dieci anni... gli avrei fatto vedere io di che stoffa ero fatto: non mi intimoriva la sua battuta sui “dieci anni”. Presi nota del giorno, del mese e dell’anno e me lo scrissi da qualche parte (sull’agenda suppongo): “chiamare Cocca”, dieci anni dopo.

Alcune volte ripensai a lei nel corso della vita. Ma la vita non è mai quella che ci saremmo immaginati. Pensai a lei una volta anche nel 1970 e mi accorsi che erano passati undici anni.

Avrebbe dovuto essere per il 1969. Come in un incantesimo. Solo in un preciso momento la chiave magica avrebbe dovuto riaprire la porta di quella fiaba antica: dopo dieci anni, cioè il 28 Luglio, del 1969. Ma quel momento era già passato.


 
   
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