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SE TI TAGLIASSERO A PEZZETTI




 

di Corrado Barbieri





Una canzone di liberta', che al primo sentire puo' non essere evidente: firmata dal piu' grande poeta italiano dell'ultimo mezzo secolo, Fabrizio De Andre' (e inserita nell' album "Dell'Indiano") e dal genio Massimo Bubola.
Il brano inizia col dirci che per quanto la societa', il potere, le convenzioni, possano farci a pezzi, possano fare a pezzi la nostra liberta', il "Polline di Dio" e la natura (il vento, il regno dei ragni, la luna) li ricomporrebbero. Nei versi successivi Faber accenna a lui stesso, all'amore per la chitarra, per la musica. Quindi parla della liberta' come un'amante, trovata lungo il fiume mentre suonava una foglia di fiore, dell'amore per essa, che puo' nascere sul serio o per gioco e delle vicende della vita, la sopravvivenza, oppure anche l'assenza di motivi, che possono farlo finire. Ma puo' essere come un lungo ballo, alla fine del quale i due amanti cadono sul fieno. Poi possono subentrare anche nostalgia, tristezza e a un certo punto la "signora liberta', signorina fantasia" puo' essere rincontrata alla stazione e indossare il tailleur grigio fumo degli impegni, della sottomissione a un superiore che la intrappolano.
La societa' cammina al suo fianco ed e' il suo potenziale assassino: l'omologazione puo' soffocarla e ucciderla. Ma non potra' farla a pezzi, perche' saranno comunque ricomposti: l'umano non puo' rinunciare alla liberta', che gli e' connaturata.
Un incrocio di simboli e metafore su cui non occorre affatto soffermarsi per capire, perche' rapiti dal motivo e perche' la poesia e' anche scelta di parole, con la loro musicalita' e il loro affascinante accostamento, che qui va a sommarsi alla musica vera e propria.
Spesso nei concerti dal vivo, Faber sostituiva una parola e faceva seguire a signora liberta', signorina anarchia. Assolutamente appropriato e forse necessario.



 
   
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