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LETTERA A PAUL NEWMAN



di Corrado Barbieri




Che strano sentirmi in gran confidenza con te ed essere un po' inibito a iniziare. Forse perché un amico su un suo libro ha espresso gia' il suo parere, centrandoti in pieno, forse perche' fosti a mio vedere troppo importante, come uomo e come attore. Per me tu fosti il piu' bel rappresentante dell'uomo occidentale in quegli anni cruciali e straordinari per l'umanita' che sono stati la seconda meta' del Ventesimo secolo.Più bello in senso interiore ed esteriore : facesti tanta beneficenza, organizzata tramite un'apposita tua iniziativa, eri leale, pulito, difensore strenuo della liberta' e dei diritti umani, non scendevi a compromessi.Gli uomini volevano essere come nei tuoi personaggi, le donne ti adoravano.
Sai, se non mi concentro ho perfino difficoltà a pensare che recitassi, e sappiamo che recitavi, tanto sei entrato nelle nostre vite con i tuoi film, con le tue interpretazioni di uomini veri, comuni, facendoci provare tutte le sensazioni che la vita ci può riservare. "Lo Spaccone" (The hustler) in primis.
Il giovane avvocato arrampicatore sociale ne "I segreti di Filadelfia"; il giovane che dopo aver inseguito il successo tocca con mano le ipocrisie borghesi e manda tutti a quel paese per scegliere una vita vera, in "Dalla Terrazza" ; Il musicista sensibile e spirito libero in "Paris Blues". Registi ed autori ti davano un personaggio, certi che sarebbe uscita un' interpretazione da lasciare il segno. Tutte figure di cui e' impossibile stancarsi, essere sazi, perché gli davi un taglio indelebile.
Di queste parti di uomo comune quella che più mi colpisce sempre e' quella dello scaltro "incendiario", venuto dal nulla, Ben Quick, in "La lunga estate calda", dove i duetti recitativi col grande Orson Welles sono talmente gustosi che lo si vede e rivede soprattutto per quelli.
Poi c'e' quello che chiamo "l'altro Paul Newman", quello dei personaggi così intensi, drammatici, o cosi' simpatici da essere irresistibile, come Henry Gondorf ne "La Stangata" o John l'indiano-bianco di "Hombre" o "Butch Cassidy" nel film omonimo o nella parte disperante del carcerato in "Nick Mano Fredda". Anche se credo che l'acme della simpatia e della tua abilita' di attore sia stata raggiunta proprio nella famosa partita a poker de "La Stangata", che la si attende per poi magari rivedersela subito, perché troppo esilarante .
Fosti un ottimo professionista nelle corse di auto, attività che svolgesti con grande impegno, e prima, durante la seconda guerra mondiale, servisti in Marina sul fronte caldissimo del Pacifico. E fu proprio li' che il destino ti gioco' uno strano tiro, quando, mitragliere sull'aerosilurante Avenger, volando ad alta quota e a 300 km a sud-ovest di Hiroshima, vedesti all'orizzonte il terrificante bagliore della bomba, che ti lascio' interdetto e di cui non parlasti mai. Il caso vuole che nel 1989 interpretassi la parte del Generale Groves,responsabile del progetto Manhattan, la costruzione della bomba atomica. Recitasti splendidamente, immagino con la mente che non si staccava da quanto avevi visto decenni prima, e che finzione non era.
Paul, ti ho trovato toccante nelle parti che ti affidarono quando eri gia' anziano, ne "Il Verdetto", in cui la tua arringa finale e' più una accorata preghiera, commovente, e il malinconico ma vedibilissimo "Twilight", con quella camicia rosa giovanile, il fisico ancora asciuttissimo, ma lo sguardo e l'incedere triste e lento. Un twilight dell'attore più grande e per certo più amato di Hollywood, e anche lassù, sono certo. qualcuno ti ama, come dicesti tu nel film.


 
   
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