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MUNASTERO 'E SANTA CHIARA




 

di Vincenzo Grande





Il soggetto di questa canzone e' il piu' importante monumento gotico di Napoli, la basilica di Santa Chiara, la cui storia, risalente al 1300 da sola occuperebbe le pagine di un intero volume. Una chiesa a cui i napoletani sono stati molto legati e che ha rappresentato uno dei simboli della bellezza della citta'.
E qui si incrociano il sentimento di nostalgia che cosi' spesso invade i napoletani, popolo di emigranti, descritto piu' volte in canzoni storiche, e un fatto risalente all'ultima guerra mondiale, quando la basilica fu colpita da un bombardamento aereo.
Gli autori, Michele Galdieri per le parole e Alberto Barberis per la musica, danno vita a una canzone struggente, che ricorda cos'era il Munastero' e Santa Chiara, che ospitava le suore dell'ordine religioso delle Clarisse,in un chiostro che e' tra i piu' belli del mondo. Poi la fontanella di Capodimonte, non lontana. Chi pensa e' un napoletano che e' lontano, forse sfollato per la guerra, forse emigrato lontano, che esprime la sua nostalgia lancinante e la sua paura di ritrovare un giorno una Napoli distrutta, che non e' piu' la stessa a cui e' legato. Una paura che va oltre, chiedendosi se la stessa gente della citta' non sia cambiata, se, sotto la pressione degli eventi tragici, abbia perso le qualita' piu' belle che la caratterizzavano, una per tutte "'o core", i sentimenti. "Dicono che c'e' rimasto solo il mare/ lo stesso di prima/ quel mare blu", e quella paura rimane.
Una delle grandi canzoni napoletane, di quelle da eseguire con una sola chitarra di accompagnamento, come tutte le canzoni napoletane che sono poesia e canzone al contempo.
Cantata per decenni ed eseguita da mille artisti, ha trovato l' interprete piu' ideale in quello ci si puo' sbilanciare a definire l'interprete di canzoni napoletane per eccellenza, Roberto Murolo, chitarrista, cantore intenso e lieve al contempo dello spirito di quella citta'.



 
   
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