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IL FASCINO dell’ARTE MASSIMALISTA



Di Corrado Barbieri 

 

Banalmente si dice che l’arte massimalista nasce  per contrapposizione a quella minimalista, e si data l’inizio dagli anni 70 del 900. 
In realta’ e’ un concetto raffigurativo che affascina ben prima, dall’arte orientale per certo, ma anche da un bisogno estetico che vede lo riempimento degli spazi e quindi una molteplicità di soggetti e punti colore come fattore dominante. I riferimenti vengono spesso indicati ufficialmente nell’erotismo e nella natura, ma quelli iniziali vedono più spesso raffigurazioni umoristiche, fantastiche e oniriche. I primi esempi li troviamo addirittura nella prima storica opera a fumetti, quel Little Nemo in Slumberland che esce dalla grafica di Winsor McCay negli Stati Uniti ( vedi nella sezione Comics di questo sito) all’inizio degli anni dieci del Novecento. Molteplicità di soggetti, colori rutilanti e forme che tendono a estendersi ed incastrarsi creano un effetto nuovo e appagante, non solo per l’occhio, ma per la mente che puo’ spaziare in mille direzioni. L’opera, con la pubblicazione in strisce settimanali sul New York Herald, ha un’ enorme diffusione, e si può dire che il massimalismo ha già una spinta potente anche se ancora silente. 



Da allora, nel mondo della grafica dei comics il massimalismo sara’ quasi una costante, contagiando decine di artisti compresi i grandi creatori del mondo Disney, che negli anni Trenta sfornano decine  di albi con immagini di una ricchezza di soggetti inusitata.
In Italia sara’ Benito Jacovitti, nel dopoguerra, a sposare al massimo grado  il concetto, deliziando un vastissimo pubblico con le sue tavole strapiene di soggetti di ogni tipo, spaziando dal reale al fantastico.
Di particolare fascino risulterà il massimalismo grafico nel campo delle pubblicazioni di fantascienza, dove i soggetti tecnologici si presteranno a far volare la mente in realtà lontane quanto affascinanti.


Si può anche affermare che il massimalismo porti a un effetto cinematografico, in uno spazio ristretto ma che non lascia vuoti alla visione, funzionando da moltiplicatore delle sensazioni visive, mentali e psicologiche. 
Naturalmente il fenomeno investe a fine millennio anche l’arte propriamente detta  e con l’inizio del nuovo millennio i pittori che sentono il bisogno di  questa soluzione sono frequentissimi. Non ne e’ esente anche il mondo dell’arredo, come pure quello della moda, per giungere, in modo naturale, al mondo digitale! 
Si può concludere che il massimalismo possiede un suo fascino irresistibile : il riempimento del vuoto ha forse una sua ragione cosmica a cui l’umano non solo non riesce a sottrarsi, ma che rappresenta per certo anche  un fattore edonistico ! 



 
   
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