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FAREWELL, MY LOVELY 
(Marlowe, il poliziotto privato) 

 



Di Corrado Barbieri


1975, un anno creativo, specie per Hollywood. Robert Mitchum ha 58 anni ma ne dimostra di più’, anche lui afferma in una intervista che aveva già quel viso devastato a 30 anni! ma ricopre perfettamente, lasciando anche il segno nella storia del cinema, la parte del celebre detective Marlowe, creatura della penna di Raymond Chandler, per capirci quella ricoperta da Bogart ne Il Grande sonno ( vedi qui ) . Un autore che impone una svolta nei film noir, dando vita ai detective duri, cinici, disillusi e un po’ decadenti, quelli che daranno vita al genere di polizieschi abbastanza ridicolmente definiti in America “ hard boiled”.
Questa volta e’ un Marlowe a colori, e che colori, quelli sempre in ombra e luci soffuse della notte, un po’ ingialliti, della Los Angeles anni ‘40, dei quartieri più’ decadenti, degli alberghetti e di case sordide. La storia e’ il terzo adattamento cinematografico del romanzo di Chandler “ Addio mia amata”, titolo cambiato banalmente nella versione italiana nel generico “ Marlowe,il poliziotto privato”.


La vicenda, abbastanza intricata e fumosa, passa in un certo senso in secondo piano, pur tenendo il pubblico in tensione continua, in quanto il lavoro e’ prepotentemente dominato da tre elementi : un Mitchum/ Marlowe reso ancor più incisivo nei  suoi caratteri essenziali dall’età e dall’aspetto dimesso, la presenza del gigante, vero uomo-armadio, O’Halloran/ Moose Malloy, ex pugile senza fortuna e amico dei campioni reali di quegli anni, da Mohammed Ali’ a Fraser, a Ken Norton, e di una colonna sonora splendida, con brani lenti  eseguiti al trombone e al sax che trascinano come in relax lo spettatore attraverso le notti della vicenda, fornendo un sapore unico, che nulla ha a che fare con le pellicole precedenti del personaggio Marlowe.


Molto centrata anche la figura della perversa Helen Gray, la “ Velma “ ricoperta da Charlotte Rampling con il perfetto fascino ambiguo consueto. Il tutto punteggiato da altri personaggi ben delineati, tra squallore, ambiguità e miseria .
Il mistero si cela proprio dietro il gangster-gigante Moose Malloy 
, appena uscito di galera per rapina a una banca, e in cerca di un suo vecchio amore, che stride con la sua rozzezza, Velma. Un compito che affida casualmente a Marlowe. La pista per giungere alla donna si dipana tra politici e poliziotti corrotti, ricatti e naturalmente omicidi. L’azione e’ senza sosta come pure l’atmosfera pregnante degli ambienti sinistri e perversi. Sul tutto Mitchum si muove meravigliosamente sfruttando la sua tradizionale laconicita’ ma sfoggiando una simpatia in tempi passati più rarefatta. 
Assolutamente fondamentale la voce narrante fuori campo di Marlowe che consente di sentire anche più vitali situazioni e personaggi. 



 

 

 
   
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