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IL  MAGO E LA STREGA

Di Maria Giulia Baiocchi 



“Chissenefrega!” disse il mago alla strega.
“Ora faccio un bambino molto birichino!
Ci metto: mille fra capricci e bisticci,
coda di drago presa dal lago,
scaglie di mostro prese dal rostro …”
“Perché, perché?” chiese la strega.
“Cara collega, non sei una maga,
ma solo una piaga …
Voglio un bambino poco amabile,
davvero insopportabile!
Ci aggiungo sale lunatico
così sarà antipatico;
saliva di serpente, rende diffidente;
cacca di pantera, ce l’ho nella zuppiera;
carbone polverizzato, fa puzzare il fiato;
muco imbevibile, rende irascibile … “
“Perché, perché?” chiese la strega.
“Taci megera, lo vedrai stasera!
Mescolo il tutto e ci metto un frutto
lo voglio acerbo, rende superbo …
estratto di cardo, per farlo bugiardo,
per farlo una lagna, tela di ragna,
e i peli di alieno li metto in un baleno!”.
“Perché, perché?” chiese la strega.
“Uffa che barba! Poco mi garba
che tu mi stia accanto e ora ti schianto!”.
“Pietà, pietà, fatti aiutare, non ti scaldare!”
“Brutta tiramolla, prendi l’ampolla
e versane tre gocce con il contagocce!”.
Ma per la fretta, quella poveretta,
inciampò nello sgabello e successe un macello.
La pozione non finita si trasformò in granita.
Il mago rabbioso si fece minaccioso,
ma scivolò sulla granita e si sbucciò le dita.
Come l’intruglio toccò la ferita,
la mano divenne abbrustolita;
il mago urlò dal dolore
poi fu scosso da tremore
e in un attimo fu trasformato
nel bambino più bello del creato.
La strega disse: “È rimasto un capriccetto,
altrimenti sarebbe perfetto!”.
Poi lo prese in braccio e gli chiese: “Ti piaccio?”
Il piccolo sorrise e anche lei rise.
Tutto cambiò e l’amore trionfò.
La strega si fece mamma
e il piccolo divenne la sua fiamma.


 
   
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