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LEA E FIOCCO



Di M. Giulia Baiocchi




“Tu vieni con noi alla fiera”
“No, non ci voglio venire. Avevi detto che potevo stare dalla nonna!”
“Ti ho già detto che la nonna non c’è …”
“Sì che c’è, devo solo aspettarla un’ora …”
“Tu un’ora a casa da solo non ci stai … e poi sarà più di un’ora e non voglio discutere con te anche di questo … forza andiamo che il papà ci aspetta in macchina …”
“Io non ci voglio venire e vengo solo perché mi costringete, ma non guarderò niente e non dirò più una parola …”
“Beh, almeno la finirò di discutere con te su tutto … Sei diventato una cosa impossibile e sto finendo la pazienza! Andiamo!”
In auto Lorenzo si mise le cuffie e si isolò con la sua musica, la mamma guardò il cellulare e il papà emise l’ennesimo sospiro, anche quella domenica era stata una lotta convincere Lorenzo a seguirli. E adesso per tutto il pomeriggio avrebbe tenuto il muso. Sino all’anno scorso la fiera lo aveva entusiasmato, era ancora il periodo che diceva di voler diventare veterinario. Ora invece la vacanza in montagna non andava più bene, la festa del paese era una rottura, la fiera peggio … Guardò di sottecchi sua moglie e scoprì che aveva lo stesso piglio scuro del figlio. Ma guarda, non l’aveva mai notato e sospirò di nuovo.

La fiera era ai margini del paese, c’erano dei musicisti, qualche bancarella, animali nei recinti, una lotteria e la possibilità di mangiare qualcosa tutti insieme. Lorenzo di solito vi trovava i suoi amici e gironzolava con loro mentre i grandi chiacchieravano del più e del meno. Era la fine delle vacanze estive ormai e presto tutti sarebbero ritornati in città. Quel giorno il tempo era bello e l’atmosfera vivace e gioiosa come sempre. Lorenzo scese dalla macchina e si sedette a un tavolo poco distante sempre in silenzio. I suoi genitori si unirono ai loro amici e lo lasciarono nel suo brodo.
Poco dopo una banda di ragazzini si fermò davanti a Lorenzo. “Ci compri i biglietti della lotteria? Ce lo compri?” gridavano in coro.
Intervenne la madre di Lorenzo: “Sì, ne compriamo dieci, venite che vi dò i soldi …”. I ragazzini lasciarono i biglietti a Lorenzo e corsero a prendere i soldi.
Lorenzo ignorò i biglietti, ignorò che avesse fame, ignorò gli altri ragazzi che si divertivano e si accorse che a fare l’arrabbiato ci perdeva solo lui. Se fosse morto di fame i suoi non se ne sarebbero accorti. Continuavano a ridere e a mangiare. Non era giusto. Si guardò attorno, era arrivato il momento della lotteria. Sbirciò i suoi biglietti ma non vinse nessun premio, stava per buttarli quando annunciarono un premio speciale, un agnello. Il cucciolo era davvero piccolo e sembrava bellissimo, per un attimo Lorenzo ci sperò e lo vinse, sul serio. Aveva vinto lui l’agnellino. Guardò i suoi genitori che non si erano accorti di nulla, figuriamoci. Allora si alzò di scatto e andò a ritirare il suo premio, poi come se fosse la cosa più naturale del mondo, andò dai suoi genitori, sorrise, mostrò l’agnello e disse: “Ecco il mio premio, ci speravo tanto!” I suoi non dissero nulla. Ma tutti e tre sapevano che non sarebbe finita lì.

Al rientro, ancora in auto cominciò il padre: “Lorenzo, è bellissimo l’agnello, ma sai che non possiamo tenerlo…”
“Perché?”
“Perché l’agnello presto sarà una pecora …” intervenne la madre.
“E allora? Terremo la pecora, la chiamerò Fiocco … Avete voluto che venissi alla fiera? Mi avete comprato i biglietti della lotteria? Li ho chiesti io? E adesso che, per una volta, vinco qualcosa, non posso tenermi il mio premio …”
“Ma partiamo fra una settimana …”
“E allora? Anche a casa abbiamo il giardino”
“Ma non la stalla …”
“Abbiamo il capanno degli attrezzi …”
“E poi c’è Lea, non tollererà un intruso …” disse ancora la madre.
Ma Lorenzo se ne stava felice col suo agnello addormentato in grembo, incurante che avesse fatto dei neri confettini alcuni dei quali erano rotolati sotto il sedile della pulitissima macchina del papà.
Una volta a casa, Lorenzo ritrovò il buon umore mentre i genitori si dicevano che presto si sarebbe stancato dell’agnello. Il ragazzo preparò un giaciglio nell’ampia cantina mentre Lea, la femmina di pastore tedesco, non perdeva un gesto di Lorenzo. Aveva più volte annusato Fiocco e sembrava contenta del nuovo arrivato.
L’agnello si vegliò e cominciò a belare, aveva fame. Lorenzo prese il biberon che gli avevano lasciato alla fiera.
“Bisognerà intiepidirlo …” disse la mamma “Dai, ci penso io …”.
L’agnello succhiò beato e poi si accomodò sul suo giaciglio. Lea, velocissima, si mise vicino a lui, per scaldarlo. Fiocco l’annusò, socchiuse gli occhi, si strinse a Lea e si addormentò felice.

 
   
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