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LA VOGLIA MATTA




di Corrado Barbieri

Ci vuole lo spessore del tempo per poter valorizzare appieno un'opera d'arte, e il criterio vale anche di più quando si tratta di opere che inquadrano storicamente un periodo e i suoi costumi. Il film del 1962 " La voglia matta " di Luciano Salce, considerato per parecchio tempo " minore " nel genere commedia all'italiana, e' invece da annoverare tra le opere piu' significative e intelligenti su quell'Italia " felix " , quella del boom economico e del cambiamento dei costumi dei giovani. In realtà la pellicola e' una critica molto decisa alla borghesia di quel tempo, con la sua mediocrita', la sua arroganza, i suoi luoghi comuni. Forse e' un lavoro nemmeno da inquadrare, come ha fatto per anni la letteratura del settore, nella commedia all'italiana, dati i risvolti drammatici, irritanti e il triste senso di umiliazione che la pervade. Per certo tuttavia ha una valenza in piu', che e' quella musicale. Entrando nel mondo giovanile del tempo, Salce fu quasi forzato a ricorrere alla musica per mostrare il sentire di quei momenti, e lo fece in modo talmente pertinente e ricercato da costituire con la colonna sonora una valenza in piu' per il film, una caratteristica peculiare quanto godibile.

La storia si dipana inizialmente in modo semplice : un borghesotto quarantenne, ingegnere, che ostenta sicurezza e conoscenza della vita, Antonio Berlinghieri ( Ugo Tognazzi) viene casualmente coinvolto in una compagnia di giovani che lo considera subito oggetto di derisione e spasso per le sue idee e comportamenti per loro retrogradi. Quando poi si invaghisce della piu' carina del gruppo, la sedicenne Francesca ( Catherine Spaak al suo debutto ) il gioco diventa per lui un crescendo di umiliazioni, con punte quasi di sadismo da parte di Francesca, che un po' si concede a lui, un po' si nega e si concede ad altri, in una spirale che frastorna e irretisce il povero Antonio.

Come prima annotazione e' importante far rilevare che non e' un gruppo di ventenni qualsiasi, forse la vicenda non sarebbe potuta risultare cosi' intensa, ma un tipo di giovani appartenenti alla borghesia delle grandi citta'. All'epoca c'era infatti un forte divario etico tra chi proveniva dalla provincia e chi dalle grandi metropoli, spesso ben dotato di arroganza e di un ostentato cinismo.
Le scene si svolgono in un luogo di mare affascinante, il litorale sabaudo, con in vista il promontorio del Circeo, una zona a quei tempi non frequentatissima. La compagnia abita una capanna sulla spiaggia, tra dune e cespugli, un paesaggio a cui il bianco e nero della pellicola dona un impalpabile fascino, che va ad incrementare quello altrettanto impalpabile del fine stagione, lo sfondo malinconico del mare quando l' estate e le vacanze volgono al termine.
I costumi sociali erano in quegli anni in via di rapidissimo cambiamento : i ventenni avevano battezzato i genitori " matusa", un quarantenne era un alieno, un vecchio lontano mille miglia dalle loro abitudini e dalla loro ottica di vita. I linguaggio dei maschi era fatto di costanti battute di spirito, mentre le ragazze si atteggiavano ad annoiate e insoddisfatte.

La vacanza si consuma piu' che altro nell'intimita' del ballo, quei balli lenti, romantici e struggenti, che per i giovani sono stati una delle caratteristiche salienti di quegli anni, permettendo l' immediato contatto dei corpi maschile e femminile e facilitando l'inizio delle relazioni. C'era poi, quasi una costante, una chitarra, che qualcuno della compagnia suonava, andando ad aggiungere altro romanticismo a quelle atmosfere che il film riesce a rendere perfettamente. Era da poco diventato di moda anche il Cha- Cha-Cha, che alternava improvvisamente i balli lenti, e il film ci mostra come lo si doveva ballare : il maschio abbandonandosi a un ciondolio del corpo, con le mani morte che dovevano oscillare col ritmo...una sorta di vezzo!
Berlinghieri/ Tognazzi, convenzionale, professionale, in giacca e cravatta, dal fisico non aitante, che si vanta delle sue imprese militari che non interessano ad alcuno, obnubilato dal freschissimo fascino di Francesca/Spaak e' il bersaglio ideale per il cinismo e l'irriverenza dei ventenni, ai quali fino all'ultimo non riesce a sottrarsi.
In un susseguirsi di situazioni impietose, romantiche, a sorpresa, bellissime sono le pause in cui Salce sfodera inquadrature dalla scenografia affascinante, come i corpi che ballano il twist controluce, per poi terminare con un finale indimenticabile : al ritmo di " Brigitte Bardot ", tema brasiliano coinvolgente appena uscito, l'intera compagnia, al tramonto, dirige sulla spiaggia dove fara' cerchio ballando attorno a un fuoco e alla coppia Francesca/Antonio. La scena si chiude con il corpo sinuoso della Spaak che balla in controluce lunare, dietro alle fiamme del falo'. La musica si perde lenta, tutti se ne sono andati.
Il cielo temporalesco del mattino vede il freddo risveglio di Antonio, rimasto solo sul bagnasciuga. I giovani hanno lasciato la capanna da poco, Francesca ha lanciato un ultimo sguardo riflessivo verso il mare e la spiaggia, sussurando " che rabbia, l'estate e' finita" ....





LE CANZONI DEL FILM

Sole e sogni, di Ennio Morricone
Desiderio di te, di Ennio Morricone
Agosto jazz, di Ennio Morricone
Miraggio africano, di Ennio Morricone
Viva il jump up, scritta da Pilantra ( pseudonimo di Luciano Salce ) ed Ennio Morricone, cantata dai Flippers
La tua stagione, scritta da Ennio Morricone e Luciano Salce, cantata da Tony Del Monaco e Milva
Un filo, scritta e cantata da Armando Romeo
Due note, di Amurri, Faele, Canfora, cantata da Mina
Cha cha cha dell'impiccato, di Jimmy Fontana e Gianni Meccia, cantato da Jimmy Fontana e The Flippers
Yo tengo una muñeca, dei Tremble, interpretata dal Xavier Mitchell Quintet
Sassi, scritta e cantata da Gino Paoli.
Brigitte Bardot, di Miguel Gustavo, cantata da Jorge Veiga


 
   
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