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LETTERA A ENZO IANNACCI


di Vincenzo Grande


Tanto hai dato a mio vedere, ma soprattutto ai deboli, agli ultimi, a quelli che pur puri, sinceri, veri in una parola, non sono stati considerati dalla nostra società per decenni. Con quel primo "El purtava el scarp del tennis " non solo hai parlato di loro, ma ci hai raccontato come inseguissero “già da tempo un bel sogno d’amore”, perché magari erano umani anche più sensibili di altri. Ricordo la prima volta che lo ascoltai, non fu
cantata da te, non la conoscevo, me la suonò un amico alla chitarra, che l’aveva scoperta prima di me, un amico per molti aspetti non molto diverso, non solo da te, ma dal personaggio della canzone.

SÌ, sei stato non solo un grande artista, ma una persona di grande umanità, capace di delicatezze come le parole della splendida “Sfiorisci bel fiore”, dovevi ci insegnavi che “a morire d’amore c’è tempo” ma anche di infiammarci, di rallegrare il nostro animo fino a vette di entusiasmo quando con l’amico Fo cantavi davanti a platee di gente vera, giovane, carica di vita e di ideali, "Ho visto un re", oppure intenerirci con la splendida “Per un basin”.

 

 

 
   
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