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LETTERA A STEWART GRANGER





di Corrado Barbieri




Ho un certo timore riverenziale a parlare di te. Non che non sappia che tu eri dotato di grande humour nel tuo privato, ma sullo schermo sei sempre stato un Lord, con una classe, un aplomb spesso, una disinvoltura nel ricoprire personaggi storici, carismatici, o di grande fascino avventuroso, al punto che non hai avuto nessuno che ti potesse stare alla pari, che ti potesse sostituire in quelle parti. Era una classe che ti permetteva di indossare con disinvoltura e con un portamento, “da indossatore”, vestiti inusitati, con colori e fogge che avevano dell’incredibile e con cui qualunque altro attore sarebbe apparso ridicolo. Tu davvero impersonasti l’avventura, come fossi uscito direttamente dai romanzi, dalla fantasia di chi scriveva di altri tempi, di storie favolose. Una per tutte "Le miniere del re Salomone", un film concepito per ragazzi negli intenti iniziali, ma che invece aveva un suo spessore umano ed esistenziale. Oggi i film di avventura sono ripugnanti, azione, stupidaggini e nulla più, per quasi dementi insomma.

Tu, vestito da guida, da esploratore inglese in terre tutte da scoprire “eri” tale, con piglio, o nonchalance, o estremamente serio quando facevi riflessioni filosofiche. Straordinario quando spieghi nella foresta a Deborah Kerr che in “fin dei conti la verità è che si nasce, si vive per un po’e si muore. Tutto il resto è iyuttsawa” e qui tutti si ponevano domande sulla parola swahili, che significa un gioco infantile senza scopo. Ma come lo dicevi! Credibile, naturale, distaccato. Certo so che ti divertivi molto quando ricoprivi la parte di uomini scanzonati, un po’mascalzoni, quelli che facevano innamorare le donne non solo nel film, ma tra le spettatrici. Basta citare quel “Fuoco verde” dove conquistavi Grace Kelly, un film con una musica di fondo appropriatissima, che da sola evocava avventura, nel senso più ampio. Non credo poi nessun altro avrebbe potuto recitare così la parte del divertente, patetico, tristissimo Lord Brummel, fatuo, mistificatore, ma in fondo leale. Oggi i tuoi film sono cult. E dove esiste un duello di cappa e spada più emozionante, più dinamico di quello in "Scaramouche"?
Tra te che dovevi vendicare un amico rivoluzionario ucciso e il perfido, altezzoso, aristocratico, ma atletico marchese Demain? Fosti un André Moreau superbo, e continuo ad apprezzarti.




 
   
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