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IL GRANDE SONNO

Imprescindibile apice del noir


 


Di Corrado Barbieri

 

“ The big sleep “, un film di cui non solo e’ impossibile raccontarne l’ intreccio per iscritto, ma che richiede piu’ di una visione per poter essere seguito e capito. Allo stesso modo e’ impossibile parlare del taglio dell ‘opera e della storia senza aver trattato, almeno in misura basilare, dell’ autore del romanzo omonimo da cui è tratto, Raymond Chandler. Nato a Chicago, con un’adolescenza trascorsa in Inghilterra e una passione per lo scrivere messa da parte per la carriera in campo petrolifero, Chandler approda a 45 anni alla scrittura a tempo pieno e alla sceneggiatura del genere noir, dopo il licenziamento e una profonda crisi in campo sentimentale, esistenziale ed economico, diventando una delle figure più rilevanti e innovative in quel settore letterario. Ben presto infatti rivoluziona i concetti stessi che animavano all’epoca il romanzo giallo/ noir, pubblicando, dopo il suo primo lavoro , il “ Grande Sonno “ apparso nel 1939, un saggio intitolato “ La semplice arte del delitto”, in cui illustra chiaramente quali devono essere il significato e la funzione di questa forma di letteratura, come va costruita una storia, spingendosi in forti critiche verso l’impostazione delle opere di successo dei decenni precedenti, tacciandole di mancanza di realismo. Le sue storie saranno infatti caratterizzate non soltanto da uno stile originale ed accurato, ma da una spiccata brillantezza in termini di azione ed efficacia. Privilegiato sara’ anche il discorso diretto, che lo accosterà giocoforza allo stile di Hemingway . La vera novita’ inserita da Chandler sta comunque nelle caratteristiche della storia, in cui, a differenza di quelle che l’hanno preceduta, non è l’enigma complicato da risolvere il fulcro della vicenda, ma la rappresentazione stessa, con la sua violenza, la realta’ degli ambienti criminali, le tematiche scabrose, i personaggi multiformi quanto inaspettati. Il suo personaggio, destinato a diventare storico, e’ l’investigatore Philip Marlowe, detective privato dalla personalità complessa, colto, irriverente, corretto, duro ma di buon cuore, sempre in conflitto con l’ordine costituito.

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Delle trasposizioni sul grande schermo delle sue opere , la piu’ memorabile e’ appunto “ Il grande sonno “ , la cui prima versione appare nel 1946 diretta dall’eclettico e straordinario regista Howard Hawks, e ancora una volta, come accadde per “ Acque del Sud “, con la sceneggiatura di William Faulkner. Protagonisti, a livello di immortalità, Humphrey Bogart ( Marlowe ) e Lauren Bacall ( Vivian Sternwood ). Un capolavoro di due ore ambientato a Los Angeles, in cui gioca una schiera nutritissima di personaggi che vanno a incastrarsi perfettamente nella vicenda, che tuttavia si riesce a godere e capire appieno dopo varie visioni. E fin dall’inizio si mette in moto quella meraviglia che sono i dialoghi, che accompagnano lo spettatore per tutta la durata del film, questa volta con un elemento in più : la tensione erotica magistralmente inserita negli atteggiamenti ambigui e nei dialoghi della coppia, con un tocco di raffinatezza inedita. La storia prende le mosse da una lettera ricattatoria che l’anziano e semiparalizzato generale Sternwood riceve, per cui verrà consigliato di rivolgersi a Marlowe. Il vecchio ha due figlie, che egli stesso definisce viziate e corrotte, Vivian, che indugia tra gioco d’azzardo e torbide amicizie, e Carmen, che sotto l’aspetto avvenente e adolescenziale nasconde la sua psicopatia. E fin da subito si inserisce un elemento misterioso e sfuggente, che va oltre il ricatto : un mese prima e’ scomparso da casa Sternwood quello che il vecchio generale considerava come un figlio adottivo e prediletto, Sean Regan, avventuriero, uomo di azione ed ex militante dell’esercito di liberazione irlandese, l’unico in grado di allietare la vita del malato e depresso generale. Marlowe, che era stato nella polizia, aveva avuto modo di conoscerlo, e intuisce subito che il ricatto e’ solo la punta di un iceberg che nasconde una vicenda molto più torbida e complessa, che si dipana tra violenze, omicidi e ambienti decisamente criminali. A questo punto Marlowe accetta l’incarico e inizia l’indagine. Ed é qui che comincia a entrare in gioco una serie di personaggi ed eventi che richiedono grande attenzione da parte di chi segue per non perdere il filo.

Verrà ucciso il ricattatore, il libraio Arthur Geiger, apparira’ un certo Joe Brody che si sostituirà ad esso nel ricatto, l’autista della famiglia Sternwood verrà trovato morto in un’auto caduta in mare, entra in gioco Agnes, la commessa di Geiger, il tutto per giungere a un personaggio chiave, bandolo della intricata Matassa, Eddie Mars, ufficialmente proprietario di una bisca frequentata spesso da Vivian Sternwood, in realtà spietato gangster dall’apparenza di gentiluomo che pilota ogni genere di crimine. Azione e sorprese si susseguono a ritmo serrato, ma perdura il mistero della scomparsa di Sean Regan, che ormai e’ cio’ che Marlowe vuole scoprire. Bello l’inserimento da parte di Hawks di “ chicche” secondarie quanto piacevoli, come l’incontro di Marlowe con la giovane commessa di una libreria nella cui parte appare gia’ bellissima e affascinante una giovane Dorothy Malone ; una canzone interpretata al club da Vivian/Bacall con voce seducente ; il curioso sistema con cui Marlowe teneva a portata di mano le sue pistole. E… tanta atmosfera! “ Il grande sonno”, la morte, diventa icona e sembra irripetibile dopo questa formidabile versione. Tuttavia, con il titolo di “ Marlowe indaga” nel 1978 viene tentato da Michael Winner l’impossibile, il remake a colori in ambiente inglese, con un attempato Robert Mitchum in luogo di Bogart, senza una partner che sia pur lontanamente all’altezza della Bacall, e con una sceneggiatura scadente. Presenza e interpretazione di Mitchum hanno un loro sapore, ma l’ambientazione e’ scarna e i personaggi sbiaditi, anche se Winner cerca di sopperire alle mancanze con la voce narrante fuori campo del detective, soluzione che fornisce un certo fascino. —— Chandler scrivera’ otto romanzi con Marlowe come protagonista, di cui l’ultimo incompiuto, e ancora Hollywood tentera’ la versione cinematografica con registi e attori diversi, anche di spicco, ma i lavori saranno quasi tutti scadenti , con l’eccezione di “ Marlowe il poliziotto privato “ del 1975 ( tratto dal romanzo “ Addio mia amata” del 1940, con regia di Dick Richards), dove Robert Mitchum riesce a creare un personaggio simpatico e credibile e la colonna sonora e’ pregevole.




 

 
   
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