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EMILY NEGLI USA DEL 20* SECOLO



Mentre in seno alla  famiglia Dickinson e tra i parenti acquisiti divampava la guerra legale  per stabilire la proprietà dei diritti dell’opera di Emily e i pochi letterati interessati cercavano  di orientarsi nel gigantesco corpus poetico scoperto post mortem dalla sorella Winnie e contenuto nei piccoli fascicoli confezionati a mano da Emily, la massa degli americani era quasi completamente ignara del tesoro che la ragazza di Amherst aveva donato alla nazione. Meno ancora si era interessati a come si era svolta la sua vita e a tutti quei dettagli che potevano tracciare il quadro di una esistenza cosi’ particolare.

Certo possiamo immaginare quale lavoro appassionante e quali emozioni deve aver vissuto chi era stato al lavoro, oltre che sulle poesie, soprattutto sulle circa 2.000 lettere di Emily, quelle con cui dialogava con parecchie persone agevolmente dalla sua casa, forse la fonte di conoscenza piu’ consistente per capire il personaggio.

Nel dopoguerra, i libri che cercavano di tracciarne la storia attraverso oggetti e luoghi, mostravano immagini della casa dei Dickinson in quasi completo abbandono, con interni in condizioni di disfacimento e dintorni senza cura da anni. Abbastanza impressionante pensare alle tantissime descrizioni che fa Emily del suo giardino e di quello limitrofo del fratello, e ai mille accenni a fiori e piante e vedere nelle fotografie luoghi vuoti e senza segni di presenza umana.
Forse più impressionante per chi in Italia stava iniziando a scoprire  Emily, e leggendone i tanti riferimenti alla morte, vederne la tomba semi abbandonata in un cimitero situato in una sorta di brutta periferia, con un edificio industriale a pochi passi, inferriate arrugginite e lapidi reclinate .




Quando pero’ in Europa, negli anni 90, le pubblicazioni e i media fanno scattare il desiderio di conoscere Emily, tutto cambia. Nella minuscola Amherst nel Massachusetts cominciano a recarsi appassionati e studiosi, che naturalmente poco badano allo stato della casa. Prevale il fascino. Dopo le descrizioni apparse sui  libri pubblicati a cavallo del millennio, e’ ovvio che il suo spirito aleggi tra le stanze e nei giardini; la sua stanza in particolare e’ austera e disadorna come sempre, ci si stupisce del piccolo tavolino su cui tanto aveva scritto, di un paio di scarpe dimenticato in una cassapanca, di vecchi giocattoli ammucchiati in un angolo, di dipinti di nessuna rilevanza. 
Inizieranno cosi’ i lavori per il restauro totale della casa e la creazione dell’area museale che esiste oggi. Nella sua stanza troviamo anche l’ultimo dei suoi vestiti bianchi, un esemplare a suo tempo conservato presso la  Emily Dickinson Foundation.

Per ogni appassionato della storia e dell’opera di Emily, e’ un  pellegrinaggio che riserva non poche emozioni ! 

 

 

 

 

 

 

 
   
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