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LETTERA A TROY DONAHUE




Di John Milner





Parrish fu il tuo ruolo più bello. Ma ti conobbero come Troy Donahue. Che dramma essere belli, sex symbols, e poi veder finire tutto in un battito di ciglia, perché dieci anni volano. Ti ponesti all’attenzione come protagonista di un film che, inteso sulle problematiche giovanili di fine anni ‘60, è rimasto un manifesto contro l’ipocrisia, "A summer Place", qui "Scandalo al sole" Con la rivoluzione sessuale il tema centrale è caduto, ma se si è attenti, e si riascoltano dialoghi ed atteggiamenti, ci si accorge che l’ipocrisia è un mostro che mai muore, e si ripresenta sotto mille altre forme. Invece è perfettamente attuale il tuo film migliore, "Parrish", qui "Vento caldo".

Quello sì che è per i giovani di ogni tempo.
Perché il giovane “pulito”, e con principi di indipendenza ben saldi, avrà sempre come nemico mortale lo squalo, l’imprenditore brutale senza remore e con la sete di denaro e potere. E lì sei stato perfetto, perché non eri il sex symbol, il bello come lo si è inteso dopo, avevi una notevole carica di umanità, che riuscivi a trasmettere con naturalezza, e ti si segue molto piacevolmente.

Non hai fatto poco, anzi, tra film e serial televisivi lavorasti parecchio. Quindi ti dimenticarono, in perfetto stile Hollywood, dove si può essere cancellati in brevissimo tempo, e distrutti, indirettamente. Perché poi sei caduto nella depressione più cupa e alcol e droga ti vinsero. E pensare che eri anche invecchiato bene. Ma quel "Vento Caldo" e' da raccomandare per la visione oggi come non mai!




 

 

 
   
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