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LETTERA A BURT LANCASTER




Di Corrado Barbieri




Ti autodefinisti “The Grin”, il ghigno, che era poi un sorriso incredibile, dietro al quale c’era tutto, di buono, di bello, di talentuoso, di unico, di accattivante.
Io non credo vi siano stati altri attori in grado di interpretare ruoli così differenti e così impegnativi: il solo accostare film di grandissima azione alla parte del Principe di Salina nel "Gattopardo" o al protagonista gelido, spietato di "Piombo Rovente", dà quasi le vertigini.
E ancora: lo stacco, che credo sia stato possibile solo a te, tra il filone americano e quello italiano. Parto artistico riconducibile solo ad un assoluto eclettismo. Hai recitato in 80 film! Più quelli prodotti per la televisione, come addentrarsi in una fitta foresta artistica.
Warden, sergente maggiore. Holden ti superò all'ultimo momento nell’assegnazione della statuetta, ma che importa, una parte in quello che giudico tra i primi 25 film da amare, "Da qui all'Eternità", credo sia veramente per l'eternità! Joe Herin, in "Vera Cruz". Ecco, io credo che una parte che prevedeva una figura spietata, scanzonata, simpatica, beffarda, esuberante, durissima, tutto al contempo, sia stata la prima prova di questa tua poliedricità. E anche il debutto ufficiale del tuo sorriso irresistibile, specie per un giovane, che lo vedeva come gesto di sfida, di ribellione nelle circostanze più imprevedibili e rischiose.
Un’opera che non è un western stereotipato, ne’un polpettone storico pur avendo come sfondo la storia, ma congegnato con una dinamica che nemmeno il grande Sergio Leone raggiunse. E nel finale il grande enigma: nel duello a venti passi l’uno dall’altro con Ben Trane (Gary Cooper) sparate assieme, due tiratori provetti, ma tu sei colpito, lui no. E Cooper soppeserà la tua pistola e la butterà via con un gesto di stizza. Era già scarica? Sparasti altrove perché eravate amici? Un dubbio per sempre... Starbuck. "Il mago della pioggia".Un quasi monologo, una piéce teatrale dove fosti superbo.
Wyatt Earp. "Sfida all’OK Corral" quella “vera”, il film più ben fatto sull’episodio, dove iniziò anche nella vita reale la tua amicizia col grande Kirk Douglas (Doc Holliday).
J.J.Hunsecker. "Piombo rovente". Una pietra miliare nella storia del cinema, con quelle riprese notturne della metropoli, capolavoro di Alexander Mackendrick, dove ricopristi la parte dello “stronzo”, senza mezzi termini, gelido personaggio dedito alla coltivazione del proprio ego smodato e con un rapporto morboso con la sorella.
Ben Zachary. "Gli inesorabili" Duro con i bigotti e tenerissimo con una dolce Audrey Hepburn.
Ernest Ianning. "Vincitori e vinti". Che grande! Per buona parte del tuo ruolo, del giudice nazista, assolutamente impassibile e silenzioso davanti agli inflessibili inquirenti di Norimberga. Così inquietante e così umano, come chi ha commesso crimini e ne diventa via via consapevole.
Robert Franklin Stroud. "L’uomo di Alcatraz". Totalizzante nella tua straripante umanità.
Principe Don Fabrizio di Salina. "Il Gattopardo". E’ tutta la vita che mi chiedo come sei potuto entrare in un personaggio non solo così difficile, ma così distante dalla storia e dalla realtà di un americano, tanto che appunto gli americani non capirono gran che e il capolavoro di Visconti non ebbe successo negli States. Solo un genio come Luchino può averti scelto e solo tu potevi interpretarlo, perché quel malessere dell’esistenza in declino che assale il principe dopo il famoso ballo, è un capolavoro tutto tuo. Ned Merrill. "Un uomo a nudo".
Un film tratto dal romanzo "The Swimmer", difficilissimo da interpretare, per riuscire a rendere l’autoanalisi che si dipana in modo strano nello stato d’animo di un fatuo borghese che si rende conto del proprio fallimento, un cinquantenne in forma fisica straordinaria come era la tua.
Louis Pasco. "Atlantic City". C’è, in questa tua tarda recitazione, tutta la serenità e l’animo placato di chi giunge a fine corsa della propria vita,e sono più che convinto che era il tuo stato perché ti stavi avviando anche tu verso l'inverno della vita.
"Mose'". A puntate per la televisione. Solo tu sei riuscito a dare il carisma e l’umanità che uno immagina avesse il personaggio biblico, reso così ridicolo nel pur capolavoro "I dieci comandamenti", interpretato da Charlton Heston.
Purtroppo non posso farmi prendere la mano... ma ti assicuro che potrei stare a scrivere di te per molte, molte pagine. Rifletto però sulla tua vita, e mi dico, uno che nasce povero, che riesce ad avere una borsa di studio per un’Università prestigiosa per meriti sportivi, e vi rinuncia per fare il trapezista, per forza, per quanto possa giocarci l’inconscio, doveva sapere di avere dentro di sé qualcosa che sarebbe sbocciato e lo avrebbe condotto a cose ben più grandi, alla gioia incommensurabile della creazione artistica.


 

 

 
   
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