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EMILY DICKINSON
“ Benvenuta nel suo millennio Miss Dickinson !” ( G.Raboni )





di Corrado Barbieri

Giugno 1997, esce in Italia il Meridiano Mondadori su Emily Dickinson ( 1856 pagine) : sara’ la raccolta di poesie piu’ venduta di tutti i tempi nel nostro paese. 

Non sono molti fino a quel momento a conoscere le opere  di Emily: solo una ventina di anni prima ha letto le sue poesie giusto un pugno di persone, hanno girato quattro o cinque libretti stampati in poche copie, finiti rapidamente sulle bancarelle, e due o tre poesie sono state lette frettolosamente da qualche speaker RAI. Nessuno ha parlato della sua vita per quanto ormai a quasi cento anni dalla sua scomparsa, se non un paio di giornalisti, piu’ che altro colpiti dalla leggenda che Emily si sia 
reclusa volontariamente in casa dai  32 anni fino alla sua fine, e, udite …vestita di bianco. Si’, il fatto, nella realtà, di aggirarsi solo tra i giardini fioriti delle proprietà familiari, di vestirsi di bianco nella zona puritana degli Stati Uniti di metà’ 800, dove tutti o quasi strettamente si vestivano tristemente di nero, di voler vivere assai appartata, con pochissimi contatti che non fossero epistolari  ( si potrebbe definire oggi a ragione una vita “ alternativa” )  e di dedicare la propria esistenza a creare una poesia penetrante come un bisturi, non poteva essere compresa in piena era atomica e per giunta negli anni del boom italiano ! Quanto agli accademici, legati come erano ancora a schemi carducciani, e alla poesia italiana di inizio 900, erano forse i meno adatti di tutti a comprendere il fenomeno Emily.
Disinteressata al mondo? Psicotica? Mito o realta’ ? Domande che alcuni non si ponevano  solo qui, anzi, quelli che l’avevano ignorata piu’ di tutti e ancora non avevano capito nulla di lei erano proprio i suoi concittadini americani ! 

Una reazione di stupore e incredulità che incontra in ogni epoca chi e’ genio, e gli esempi certamente non  mancano.
Ma come era genio Emily ? Per quella poesia che non solo era avanti di cento anni buoni per molti aspetti, non solo era in grado di cogliere verità universali in pochi scarni versi - versi spesso semplici che nascondevano implicazioni profondissime - ma per quella tensione quasi  sempre presente che puntava inesorabilmente al metafisico. 
Tuttavia Emily aveva capito perfettamente, e ce lo dice, di non  essere adeguata ai  suoi tempi, sapeva che avrebbero iniziato molti decenni dopo ad apprezzare quanto prepotentemente le sgorgava fuori ( tramite una sensitivita’ per noi incomprensibile ), quindi non si curò mai di divulgare quanto stava realizzando, restando defilata dal mondo letterario  per lungo tempo.

https://youtu.be/2xtvB_ahzk0?si=uyRX3Yi42Ud09cyd

.Oggi, addirittura possiamo dire  una cosa in piu’ che Emily non poteva afferrare : che si tratta di una poesia senza tempo ! Certamente perche ‘ proiettata in quella dimensione metafisica che a lei risultava naturale frequentare. E l’effetto quasi magnetico che hanno le sue liriche non puo’ cessare di calamitare e sorprendere il lettore di oggi, cento anni dopo, come non cesserà nel futuro.
Ma torniamo per un momento a quei magici anni Novanta del Meridiano, la cui introduzione e’ in sostanza la prima biografia di Emily ad apparire in Italia, destinata ad affascinare grandi platee. E’ di Marisa  Bulgheroni, una delle scopritrici della poetessa americana in Italia dopo Margherita Guidacci. Poi inizia il vero corpus poetico, ….smisurato, di 1775 liriche, che forse è più esatto definirle con il termine usato da Giovanni Raboni, “ schegge”, che si piantano nel nostro cervello, o se vogliamo del nostro animo . Liriche scritte nell’inglese del suo tempo, con una forma e una ortografia  che solo un altro genio, anch’esso poeta, poteva tradurre in italiano così da fulminare lettori su lettori, colui che piu’ di chiunque altro avrebbe studiato e sciolto i nodi del linguaggio di Emily : Silvio Raffo, interprete assoluto e divulgatore in Italia di Emily Dickinson ( vedi in questo sito  l’ intervista nella sezione Arte-Poesia ). A questo punto pero’ non si parla di personaggi lontani, da sforzarsi ad immaginare. Raffo traduce la maggior parte delle 1775 liriche negli anni 80/90, ma gia’ sborda in epoca  informatica. C’è la rete, siamo nel Terzo millennio, c’è YouTube e il binomio Emily Dickinson-Silvio Raffo e’ ormai inscindibile, oggi quasi ovvio, alla nostra portata in qualunque momento, sempre con nuove scoperte sulla personalita’ prodigiosa della ragazza di Amherst. 
L’inizio del nuovo millennio segna, aiutata dal Meridiano, dalla bellissima biografia su Emily della studiosa Barbara Lanati, l’ “ Alfabeto dell’estasi “ e dalla diffusione della rete, l’esplosione dell’interesse per Emily in Italia. E, per quanto possa sembrare strano, anche in America si mette in moto un rinnovato e approfondito ciclo di ricerche, anch’esso motore di decine di opere sulla poetessa di Amherst, che aveva colto perfettamente nel segno scrivendo  di affidare a mani invisibili quanto stava facendo, cioe’ a  un’ epoca che per lei non poteva essere definibile.

https://youtu.be/OVyZDfTEfP4?si=ewNn28Hz68adB7w

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
   
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