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BAMBI E IL PICCOLO GRANDE WONG



di Corrado Barbieri

Non e' facile parlare di quell'impresa ciclopica che doveva far nascere un'altra delle opere universali di Walt Disney, quel " Bambi " che si erge capolavoro assoluto, nato negli anni d'oro dei lungometraggi cartoons. Cercheremo quindi di carpirne l'essenza, di soffermarci su un personaggio chiave e raccontare alcuni momenti di quella storia nella storia che e' stata la realizzazione dell'opera.
Tutto inizio' nel 1923 ad opera di un giornalista ebreo ungherese, Siegmund Salzmann, in arte Felix Salten, che aveva scritto una storia ambientata nelle Alpi, in uno scenario naturale d'incanto, protagonista un capriolo (che poi diventerà un cerbiatto) che viene chiamato Bambi, dall'italiano bambino. La storia venne tradotta in inglese nel 1928 e a quel punto entro' in gioco nientemeno che il premio nobel per la letteratura Thomas Mann, che incontro' Salten in Svizzera, durante il loro esilio in quanto oppositori del regime nazista. Mann, ammiratore dell' opera sul cerbiatto, si reco' negli Stati Uniti per ricevere la laurea ad honorem dall' Università di Harvard, il caso vuole assieme a Walt Disney, al quale consiglio' di prendere in considerazione l'opera di Salten.
A questo punto iniziarono a susseguirsi personaggi che la storiografia indica alquanto confusamente come i propulsori del progetto, in realta' e' ovvio che si può far partire l'impresa dalla lettura da parte di Disney dell'opera di Salten, attorno alla meta' degli anni ' 30.
Ma e' anche il periodo nel quale stava nascendo " Biancaneve ", il cui grande, inaspettato ed epocale successo spingerà Disney in molte direzioni progettuali, in un'autentica lunga onda di idee, capolavori e successi, spesso non immediati. Non era facile tuttavia trovare la giusta calibrazione della storia di Bambi, tratto da uno scritto per adulti, con risvolti crudi e tristi. Le decisioni sull'adattamento furono quindi lente e travagliate, tanto quanto i problemi tecnici che via via stavano emergendo. Disney non era certo il tipo da non ponderare a fondo l'impatto col pubblico. Voleva che la storia fornisse le emozioni che aveva in mente, per cui l'inserimento di ogni elemento era studiato, ristudiato e spesso cambiato, in un susseguirsi di problematiche che a volte parevano insuperabili, specie dovendosi coniugare con quelle prettamente tecniche. La squadra organizzata da Disney inizio' ufficialmente il lavoro nel 1939, operando secondo direttive inusitate, che vedevano lo studio del paesaggio in dettaglio nelle foreste orientali americane e uno studio approfondito dei vari animali, che porto' gli uomini della Disney negli zoo, nei luoghi dove poter disegnare dal vivo gli animali, fino a portare gli animali stessi negli studios ! Si arrivo' perfino a sezionare un cerbiatto trovato morto per studiarne bene l'anatomia e le ossa. A questo arrivava la meticolosità e il desiderio di Disney di produrre qualcosa che fosse al contempo realistico e potesse produrre forti sensazioni.
C' era da rispettare il " marchio " di Walt, che non voleva mai situazioni troppo tristi ne' crudeli : il genio sapeva perfettamente come toccare nella giusta misura l'animo del bambino, quel sentire che avrebbe reso cosi' speciali, eterni e intrisi di poesia i suoi capolavori e di cui oggi a distanza di 80 anni ci rendiamo conto appieno. Walt non voleva i " cattivi ", i predatori, non voleva animali che mangiassero altri animali, giustamente come contraddizione , aggiungiamo noi, alla triste realta' che vede una natura dove non c' e' giustizia ne' morale. Ammise come cattivo solo l'uomo, ma anche in questo caso non solo senza che apparisse, ma nemmeno che apparissero i segni della sua violenza sugli animali. La scena che tanto ci rese tristi da bambini, quando i cacciatori uccidono la madre di Bambi, vede lui che la cerca perche' lei non lo raggiunge nella fuga. Sara' il padre, il Principe dei cervi, che gli dira' " Tua madre non tornera' piu', l'uomo l'ha portata via...vieni figlio mio " . Questo e' il tocco del grande Disney! Che tra l'altro metteva in conto anche gli stupidi, che proliferavano in America forse piu' che altrove, e infatti l'Unione Cacciatori Americani monto' una protesta dopo la proiezione del film, che a loro vedere metteva in cattiva luce " gli sportivi " (...) d'America !
La chiave per toccare i cuori di grandi e piccoli era la tenerezza che qualunque cucciolo di animale ispira e quello fu il primo imperativo di Disney, ma occorreva qualcosa di piu', di piu' difficile ancora da rendere, lo scenario della foresta, con la sua atmosfera di mistero e di bellezza da trasmettere al pubblico. Era un punto importantissimo, non solo perche' su quello sfondo si muovevano gli animali, ma perche' doveva essere il motore di altre sensazioni forti. Fu un grosso ostacolo da superare e ancora una volta il caso gioco' la sua parte, una parte dal peso artistico fondamentale perche' Bambi fosse un vero capolavoro.
Il caso quindi, e volle che un cinese, povero, emigrato vent'anni prima dalla Cina attraverso dramnatiche peripezie, venisse in contatto con la Disney. Da sguattero in ristoranti californiani, Tyrus Wong era giunto a trovare il posto come " intervallista", il grado piu' basso e di passaggio obbligato nel reparto animazione della filiera Disney.
Al corrente della lentezza che la produzione stava incontrando e degli ostacoli che stavano portandola a una impasse, ebbe l'idea giusta, e uno dello staff provvide a segnalarlo subito a Disney. L' idea scaturiva da quell' arte frutto della dinastia Song che Wong aveva potuto apprezzare nei teatri cinesi e quindi praticare. Con guazzi di acrilici, acquerelli e pastelli realizzo' cartoni che letteralmente fulminarono Disney, che da genio che era capi' subito a quali risultati il lavoro di Wong avrebbe portato. La foresta divento' misteriosa, affascinante, piena di energia, fornendo l'atmosfera essenziale che ancora la storia non aveva.
Lo stallo fu superato, ma emersero con forza gli ovvi problemi di budget conseguenti a una gestazione cosi' lunga. Seguirono duri mesi di licenziamenti e di problemi sindacali, ma il 21 agosto 1942 " Bambi " apparve nelle sale americane.
Non fu immediatamente il successo travolgente che Walt si attendeva, ma e' da considerare che ormai si era in piena seconda guerra mondiale. Fu un investimento sul futuro e il tempo doveva dargli ragione, rendendolo un capolavoro eterno. In Italia il film apparve nel febbraio 1948.
Tyrus Wong, il cui nome a stento si distingue nei titoli di coda, e' morto nel 2016 a 106 anni, magnifico artefice di un'atmosfera che oggi ci lascia ancora attoniti ed emozionati.


IL BAMBI CARTACEO

In Topolino giornale dei primi mesi del 1949 " Bambi" appare a puntate in Italia : i colori delle tavole sono tenui e splendidi, i dettagli perfetti e quando arrivano le immagini dell'incendio della foresta l'effetto e' assicurato, tutti elementi che rendono la storia affascinante pur con i limiti dell' impaginazione di quella veste editoriale. Seguirà l'Albo d' Oro, con la stessa qualita' del colore e il pregio della storia intera.
Sara' seguito da un'edizione un po' a sorpresa, l'albo " I figli di Bambi ", una inedita continuazione della storia originale, con il difetto di avere disegni meno belli ed essere in buona parte in bianco e nero, ma con la gioia, per i bambini che gia' avevano sfogliato la prima e visto il film, dell l'assenza di eventi tristi come era stata la morte della madre di Bambi. Qui e' stato inserito anche l'uomo, un guardiacaccia buono che difende gli animali dal bracconiere e libera da una trappola il figlio di Bambi. La fine vede Bambi e la compagna Occhidolci che guardano allontanarsi i propri figli ormai abbastanza grandi, progettando nuova prole ! la dinastia dei cervi continua in quella foresta incantata.
Le pubblicazioni librarie dopo l'uscita del film in America si moltiplicheranno a dismisura in tutto il mondo, in tutte le lingue, per decenni, ed e' certo mai cesseranno.


 

 


 
   
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