Le origini del film musicale : Gli anni Venti e Trenta.
La musica ha sempre fatto parte del cinema: l'interazione risale alle origini stesse delle immagini semoventi, quando, prive ancora di voce o rumore, erano supportate da un commento musicale eseguito dal vivo nella sala in cui si proiettava.
Il primo film sonorizzato, ovvero non parlato, ma dotato di accompagnamento musicale registrato come colonna sonora della pellicola, è prodotto nel 1926 dalla Warner: Don Juan, diretto da quello stesso Alan Crosland che, un anno più tardi, è regista del primo film musicato e parlato - è con un'arcaica forma di musical che si presenta il sonoro -, The Jazz Singer, una pietra miliare nella storia del cinema, un successo clamoroso all'epoca, che rimpingua le casse vuote della Warner e lancia il sistema vitaphone, il sonoro inciso su disco.
La casa di produzione fa un salto nel vuoto con questa novità e vince. Fino a poco prima era in ginocchio, sopravanzata da Paramount e First National; prima assaggia il vento con Don Juan, in cui canta John Barrymore, poi si lancia con The Jazz Singer.
Aspettate un momento! Aspettate un momento! Non avete ancora sentito niente!
Ecco le prime parole, pronunciate da Al Jolson.
William Fox, per non essere da meno, acquista il brevetto tedesco movietone; la RKO sfrutta il photophone. Il sonoro è una realtà che paga.
Con l'introduzione della colonna sonora ed il tramonto della figura del pianista in sala, la musica cinematografica acquista uno status che apre la strada a pellicole basate di fatto sulle sette note. Il musical in quanto genere a se stante, inteso come commedia la cui trama alterna dialogo a brani musicali cantati o danzati, prende le mosse dall'operetta, dalle commedie esuberanti di Lubitsch; questo perché la sincronizzazione della musica e del canto è più agevole rispetto a quella del parlato.
I primi film musicali - americani, prodotti principalmente dai colossi Warner e Metro Goldwyn Mayer - sono tratti perlopiù da spettacoli teatrali e si traducono in una sequenza di numeri da rivista; miglior supervisore alla realizzazione non c'è se non il mitico impresario Florenz Ziegfeld (1869-1932), americano di origine tedesca che eredita la sua vocazione dal padre, impresario musicale.
Al 1896 risalgono le nozze di Florenz con Anna Held, sua prima diva a Broadway, sulla cui scia si inseriscono le prime Ziegfeld Follies (1907, fino al 1931 più alcune postume), presso lo Ziegfeld Theatre, sulla 54ª strada a New York.
I nomi che popolano le locandine diventeranno poi ben noti al cinema: Marion Davies, Nita Naldi, Irene Dunne, Paulette Goddard, Lupe Velez, Fanny Brice, Eddie Cantor, W.C. Fields e molti altri.
In cartellone titoli che spesso, altresì, si ritroveranno sul grande schermo: Show Boat (1927), Rio Rita , Rosalie, The Three Musketeers, Shopee (1928), Show Girl (1929).
L'omaggio che il cinema ha tributato alla carriera di Ziegfeld comprende alcuni film - The Great Ziegfeld (1936); Ziegfeld Girl (1941) con Judy Garland, Lana Turner e Hedy Lamarr; il film tv del 1978: Ziegfeld: The Man and His Women -, il più coinvolgente girato da Vincente Minnelli (e da altre illustri mani) nel 1946, Ziegfeld Follies, con Judy Garland, William Powell, Fred Astaire, Gene Kelly, Cyd Charisse, Red Skelton, Esther Williams ed altre MGM stars.
Broadway Melody (1929) di Harry Beaumont e Movietone Follies of 1929, ispirati allo stile Ziegfeld, Glorifying the American Girl (1929) di Millard Webb, Whoopee (1930) di Thornton Freeland e prodotto dalla Paramount, esordio del coreografo Busby Berkeley, The Kid from Spain (Il re dell'arena 1932) di Leo McCarey, 42nd Street e Footlight Parade (Viva le donne 1933) di Lloyd Bacon sono alcuni dei titoli più rappresentativi fra i primi film musicali.
Il coreografo Busby Berkeley (1895-1976) firma la trilogia musicale Warner - i due film di Bacon e Gold Diggers of 1933 di Mervin Le Roy - rappresentando al meglio il suo stile: meraviglioso, visionario, ridondante, fittizio. Perfettamente hollywoodiano.
42° strada, in particolare, è segnato dalla sua presenza; maestro incontrastato e più volte poi imitato, qui imprime massimo dinamismo alle riprese, smantellando le immobili postazioni della macchina da presa per farle inseguire sul filo delle note i movimenti ed i passi dei protagonisti, tra cui Ruby Keeler, Ginger Rogers, Dick Powell.
William Berkeley Enos, detto "Buzz", nato a Los Angeles, attraversa un trentennio di cinema americano, dal '30 di Whopee al 1962 di Billy Rose's Jumbo. I suoi esordi risalgono al periodo sotto le armi, nel ’18, quando si occupa di organizzare parate; da civile, passa da attore ad assistente regista a regista, finché non appare chiara la sua strada: la coreografia; Berkeley lavora con Ziegfeld e poi passa al cinema con la Warner, realizzando deliziose creazioni artistiche, fantasiose nell’estetica, impeccabili tecnicamente.
"In an era of breadlines, depression and wars, I tried to help people get away from all the misery...to turn their minds to something else. I wanted to make people happy, if only for an hour."
Negli anni Trenta la tipologia del musical si affina, accentuando il filo conduttore e la narrazione; è il decennio in cui inizia il sodalizio artistico della coppia-icona Fred Astaire/Ginger Rogers, sotto contratto per la RKO dopo gli esordi teatrali nel vaudeville.
La prima apparizione è in Flying Down to Rio (Carioca 1933) di Freeland, che narra l'allestimento di un varietà a Rio de Janeiro e dove va sottolineato il numero finale, con ballerine sulle ali di un aereo (ideato da David Gould, allievo di Berkeley) e la novità della danza “carioca”, in cui i passi di Ginger e Fred sono supervisionati dal giovane Hermes Pan, in seguito coreografo dei loro più bei film.
Roberta (1935) di William A. Seiter comprende nella colonna sonora "Smoke gets in your eyes" e relega la coppia a figure minori, a dispetto della loro arte.
Si rifaranno ampiamente con Top Hat (Cappello a cilindro 1935) e Follow the Fleet (Seguendo la flotta 1936) di Mark Sandrich, esempi di riuscito connubio tra commedia sofisticata e musical di qualità.
Per Top Hat - come per il successivo - compone Irving Berlin e si annoverano alcuni dei numeri di ballo più famosi nella storia del musical, su coreografie di Hermes Pan e Astaire: in particolare “Isn’t this a Lovely Day”, danzato sotto un temporale, in un padiglione all’aperto.
Follie d’inverno (Swing Time 1936), diretto da George Stevens, fa volteggiare l’agile coppia sulle musiche di Jerome Kern; la risposta MGM è Follie di Broadway (Broadway Melody of 1936 1935), di Roy Del Ruth, in cui su note di Nacio Herb Brown balla il tip-tap Eleanor Powell.
La canzone di Magnolia (Show Boat 1936) di James Whale, già regista di un celebre Frankenstein nel 1931, si ispira all'omonimo musical di Kern e Hammerstein (da un romanzo di Edna Ferber), già portato al cinema nel 1929 da Pollard, con Laura La Plante, e poi ancora nel '51 da Sidney, con Kathryn Grayson e Ava Gardner.
Protagonista è Irene Dunne; Paul Robeson canta "Old Man River". E' l'ultima grande produzione della Universal di Carl Laemmle, di grande successo.
La MGM invece, sul finire del decennio, lancia un nuovo duo: del 1939 è il primo dei tre film incentrati su Judy Garland/Mickey Rooney: Piccoli attori (Babes in Arms), qui guidati da Busby Berkeley. La Garland, nello stesso anno, è un’indimenticata Dorothy in Il mago di Oz (The Wizard of Oz), di Victor Fleming.
Il film musicale ha ormai una sua identità definita ed assumerà sempre più la dimensione dello sfarzo nelle scenografie, nei costumi, nella messa in scena totale, con la sua maturità negli anni Quaranta e Cinquanta.
I fasti - Gli anni Quaranta e Cinquanta. Segnano l’apice della fortuna del musical, sotto l’ala protettrice della Metro Goldwyn Mayer. Sono gli anni dei classici di Vincent Minnelli, Stanley Donen e Charles Walters, che si avvalgono dei migliori coreografi (Berkeley, Kidd, Fosse), di una coppia formidabile di sceneggiatori (Comden, Green) e degli attori della commedia musicale più amati dal pubblico, come Sinatra, Rooney, Leslie Caron, Cyd Charisse, Gene Kelly, la Reynolds e la Garland.
For Me and My Gal, diretto da Busby Berkeley, è il contributo patriottico del musical al clima bellico che incombe in quel momento storico, 1942. Judy Garland e l'esordiente al cinema Gene Kelly cantano e ballano la canzone del titolo e altre dimostrando grande intesa, che replicheranno nei successivi Il pirata ('47) e L'allegra fattoria ('50).
Sul fronte delle produzioni Fox spiccano Serenata a Vallechiara (Sun Valley Serenade 1941) e Stormy Weather (1943); il primo, diretto da Bruce Humberstone, è impreziosito dalla presenza dell'orchestra di Glenn Miller: sulle note di "Chattanooga Choo Choo" impazzano i Nicholas Brothers, sulle coreografie di Hermes Pan danza l'ex-pattinatrice Sonja Henie. Stormy Weather narra, con regia di Andrew Stone, la storia d'amore tra il ballerino Bill (Bill Bojangles Robinson) e la cantante Selina (Lena Horne), nella cornice di numeri di tip-tap con Cab Calloway ed i Nicholas Brothers e di interventi musicali firmati da Fats Waller (in "Aint' Misbehavin"), Dooley Wildon (che l'anno prima in Casablanca canta "As Time goes By"), Ada Brown, grande voce blues.
Due ragazze e un marinaio (Two Girls and a Sailor 1944) segna la replica MGM: June Allyson, Gloria De Haven, Jimmy Durante, Van Johnson, Lena Horne aiutano il morale delle truppe interpretando un musical pimpante e dal cast affollato:
figurano anche le orchestre di Xavier Cugat ed Harry James; nel successivo MGM Bellezze al bagno (Bathing Beauty 1944), esplode il successo per la sirena Esther Williams, diretta da George Sidney, che firma anche il successivo Due marinai e una ragazza (Anchors Aweigh 1945), noto universalmente per il buffo e delizioso numero di ballo Gene Kelly/Jerry (il topino); nel cast anche Sinatra e Kathryn Grayson.
La coppia Kelly/Garland torna in Il pirata (The Pirate 1947) di Minnelli, su musiche di Cole Porter, tra cui "Be a Clown": una vicenda in bilico tra sogno e realtà, in cui Kelly, per amore, si finge il famoso pirata Macoco e offre una delle sue interpretazioni più ammirevoli per virtuosismo e agilità.
Sulle canzoni di Irving Berlin si snoda la vicenda di Ti amavo senza saperlo (Easter Parade 1948), dove Judy Garland è affiancata da Fred Astaire, sostituto illustre di Gene Kelly, infortunato ad un piede. Astaire, a riposo da due anni, sfodera energia e classe da vendere, culminante nell'"Easter Parade" finale.
Ancora produzione MGM per Un giorno a New York (On the Town 1949), ma forma e contenuti inediti, grazie all'accoppiata dei registi-coreografi Stanley Donen e Gene Kelly, che ambientano in una città ciò che solitamente si vede su un palcoscenico, senza bisogno di pretesti narrativi. Kelly, Sinatra e Jules Munshine, i tre marinai protagonisti, ballano e cantano per puro piacere artistico, per joie de vivre, senza rendere più necessari meccanismi di sceneggiatura per giustificare un certo numero musicale. Lo stesso Fred Astaire propugna il concetto della danza che nasce spontaneamente, insita alla storia in atto; Kelly e Donen concretizzano tale idea a partire da questa opera, a cui la MGM fa seguire, l'anno successivo,
Anna prendi il fucile (Annie Get Your Gun) di Sidney, con Betty Hutton degna sostituta di Judy Garland, alle prese con guai di salute e spirito. E' il film che lancia lo slogan che governa il mondo dello spettacolo made in U.S.A.: "There's no Business like Show Business", recitato durante la scena finale.
I problemi della Garland non sono risolti e la portano a terminare le riprese con fatica, ma l'attrice riesce ugualmente a rendere peculiare L’allegra fattoria (Summer Stock 1950), girato con Gene Kelly: trama banale per numeri da antologia, come "Get Happy", in cui l'attore danza accompagnandosi dal fruscìo delle pagine di un giornale che sta sotto i suoi piedi.
L'inizio degli anni Cinquanta non porta alcun cedimento strutturale nella solida macchina MGM, che inanella due successi clamorosi con Un americano a Parigi (An American in Paris 1951) e Cantando sotto la pioggia (Singin’in the Rain 1952). Gene Kelly è il mattatore in entrambi i casi, nel primo diretto da Minnelli, nel secondo co-regista con Donen.
Un americano a Parigi trionfa agli Oscar 1951: sei statuette (film, sceneggiatura, fotografia, scenografia, colonna sonora e costumi) più l'Oscar speciale a Kelly ed il Thalberg al produttore Arthur Freed. Complice della fortuna, la debuttante, giovane interprete femminile, Leslie Caron.
Minor buona sorte agli Oscar '52 ha Cantando sotto la pioggia: solo due nominations per un capolavoro.
Donen si ripropone nel '54 con Sette spose per sette fratelli (Seven Brides for Seven Brothers 1954): Oscar per la direzione musicale a Deutsch e Chaplin.
Tra '54 e '55 arriva nelle sale una vera invasione di film musicali degni di nota: E’ nata una stella (A star is born 1954) remake dagli anni Trenta, protagonista una straordinaria, nonostante provata nello stato psicofisico, Judy Garland; Bianco Natale (White Christmas 1954) con il sornione affascinante Bing Crosby; Follie dell’anno (There’s no Business like Show Business 1954) in cui canta Marilyn Monroe; Carmen Jones (1954), all-black musical, con Dorothy Dandridge e Harry Belafonte diretti da Otto Preminger; Brigadoon (1954) di Minnelli, con Gene Kelly e Cyd Charisse; Bulli e pupe (Guys and Dolls 1955) con il grande Mankiewicz che dirige Sinatra e Brando, Jean Simmons e Vivian Blaine; Papà Gambalunga (Daddy Long Legs 1955) in cui duettano Astaire e la Caron, Oklahoma! (1955) di Zinneman, per terminarsi poi, con lo scadere del decennio, grazie a Pal Joey (1957) e Gigi (1958), rispettivamente con il trio Sinatra/Rita Hayworth/Kim Novak e Maurice Chevalier/Caron/Louis Jourdan.
Ad aprire gli anni Sessanta è West Side Story (1961), diretto da Robert Wise e Jerome Robbins, con Natalie Wood e Richard Beymer, coreografie di Jerome Robbins e colonna sonora di Leonard Bernstein. Già famoso successo di Broadway e coronato da dieci Oscar nella versione cinematografica, il film trasferisce la vicenda di Romeo e Giulietta in un quartiere popolare di New York, che incornicia le appassionate e aggressive prove atletico-acrobatiche degli interpreti. Un'opera ragguardevole, ma le luci del gran varietà sono ormai spente, per lasciare spazio a tempi e stili nuovi, forse anche ad un po' di nostalgia.
I personaggi immortali, le opere, i compositori
Frederick Austerlitz (1899-1987), divenuto Fred Astaire all'epoca in cui gli studi americanizzano i nomi degli stranieri e rendono più eufonici alcuni americani, è attore, ballerino cantante e coreografo, ritenuto inizialmente troppo magro e stempiato per fare cinema: il tycoon Zanuck lo definisce "spelacchiato e tutto ossa"; muove i primi passi sulle scene della rivista insieme alla sorella, giungendo al cinema nei primi anni Trenta.
Al di fuori del film musicale, va ricordata la drammatica interpretazione di Astaire in L'inferno di cristallo (1974), per cui è nominato all'Oscar come attore non protagonista. Una statuetta è già nelle sue mani dal 1949, quando l'Academy gliela assegna ad honorem, sulla scia delle voci riguardanti un suo imminente ritiro e per rimediare all'indifferenza finora riservatagli.
Sua partner d'elezione è Ginger Rogers (Virginia Katherine McMath, 1911-1995), attrice e ballerina che nel corso della carriera interpreta molti film anche non musicali e proprio per uno di questi, Kitty Foyle ragazza innamorata, vince un Oscar da protagonista nel '40.
Protagonisti insieme di dieci film, Ginger e Fred rivoluzionano il genere, rinnovandolo, elevandolo, sublimandolo; sono due artisti pieni di grazia e leggerezza, che mascherano con eleganza e agilità passi ed evoluzioni impegnative e complicate.
Stelle del musical anni Trenta, improntato sulla commedia sofisticata ingentilita a tratti da musica e danza, si caratterizzano per la perfezione formale ed il dinamismo.
E' il 1939: Victor Fleming dirige per la MGM Il mago di Oz (The Wizard of Oz), tratto dal racconto di Frank Baum, scrittore per l'infanzia che inventa il nome del fantastico paese guardando il cassetto del suo schedario, contrassegnato dalle lettere O-Z.
La piccola Dorothy (la diciassettenne Judy Garland, arruolata dopo aver eliminato Shirley Temple, legata da un rigido contratto con la Fox), trasportata da un tornado nel mondo di Oz, vive avventurose vicissitudini affiancata da uno spaventapasseri (Ray Bolger), un leone pavido (Bert Lahr) ed un uomo di latta (Jack Haley), prima di riuscire a tornare a casa, pronunciando la rassicurante formula magica There's no Place like Home.
Il 29 febbraio 1940, alla cerimonia degli Oscar, Fleming figura in veste di regista per Via col vento e per Il mago di Oz; il primo guadagna otto statuette - tra cui film e regìa -; il secondo due, per la canzone "Over the Rainbow" - musica di Harold Arlen e parole di E.Y. Harburg - e per l'adattamento musicale di Herbert Stothart.
Premio speciale alla Garland per le sue eccezionali interpretazioni come giovane protagonista dello schermo nell'ultimo anno.
Frances Ethel Gumm, ribattezzata cinematograficamente Judy Garland, nasce nel 1922; diva bambina dal '36, con la MGM non vede mutato solo il nome per la carriera, ma anche l'aspetto: mr. Mayer, per snellire la ragazzina, ordina una dieta a base di brodo di pollo, lattuga e anfetamine per placare l'appetito, regime che avrà drammatiche ripercussioni sulla salute dell'attrice, vittima di collassi fisici, nervosi e farmacodipendente.
Nel '50 la stessa MGM la licenzia per inaffidabilità dovuta all'abuso di alcool e farmaci: torna alla ribalta con una nomination agli Oscar '54 come protagonista in E' nata una stella. La sera della cerimonia, l'attrice, col terzo marito, il produttore Sid Luft, è in ospedale ed ha appena partorito; accanto a lei, la troupe della NBC smonta e se ne va imperterrita, alla notizia che l'Oscar è andato a Grace Kelly. Per sei anni la Garland non torna sugli schermi
Muore nel 1969 per overdose di Seconal; tre anni dopo la figlia Liza Minnelli (1945) vince l'Oscar come miglior attrice in Cabaret, emula della madre e del padre, Vincente (1910-1986), secondo marito di Judy, dal 1945 al '51.
Ha detto di lei Gene Kelly: Without her, my first few weeks at MGM would have been more miserable than they were.
Eugene Curran Kelly (1912-1996), nasce a Pittsburgh; il padre, negli anni Venti, era stato road manager di Al Jolson.
Dopo un corso regolare di studi, per mantenersi alla facoltà di economia insegna danza; gran ballerino, viene ingaggiato a Broadway come coreografo. E' chiamato alla MGM da Arthur Freed, esordisce al cinema nel '42 a fianco della Garland e, con Stanley Donen, rinnova e illumina il genere del film musicale. Oscar speciale nel 1951 nei panni di Un americano a Parigi, film che - sorprendentemente per un musical - vince ben sei statuette. Tre ne vincerà Hello, Dolly!, da lui diretto nel 1969.
Accolto nella Theater Hall of Fame nel 1992, un anno dopo è dance consultant per il “Girlie Show Tour” di Madonna.
He could do anything... and did everything, così lo ha descritto Debbie Reynolds.
Cantando sotto la pioggia, di Stanley Donen e Gene Kelly, 1952, è un musical significativo non solo per la perfezione dei numeri artistici, per la classe con cui è confezionato, per il talento dei protagonisti, ma anche per il tema che affronta, il passaggio dal muto al sonoro, raccontato attraverso le vicende dell'attore, cantante e ballerino Don Lockwood (Gene Kelly) e dell'attrice Lina Lamont (Jean Hagen), la cui carriera rischia la fine, causa la stridula e sgradevole voce, che col sonoro si paleserebbe. A doppiarla, la dolce Kathy Selden (Debbie Reynolds), innamorata ricambiata di Don.
- E' una trovata che non dura!
- Anche dell'automobile si disse così.
(Il regista Douglas Fowley ed il musicista Donald O'Connor a proposito dell'avvento del sonoro)
Sono ancora vive nel nostro immaginario ("Singin' in the Rain" è citata in Arancia meccanica di Kubrick) le fantasie musicali di Gene Kelly che danza sguazzando tra le pozzanghere: la scena viene girata in un giorno e mezzo sul terreno adiacente gli studi, coprendo la zona di teli neri per ricreare l'atmosfera notturna.
Le piroette sui muri di Donald O'Connor (l'amico compositore Cosmo Brown) in "Make 'Em Laugh", che rimanda a "Be a Clown" di Cole Porter, in Il pirata di Minnelli.
Il tip-tap dei due con la Reynolds, cantando la briosa "Good Morning".
E le indimenticabili, invidiabili gambe di Cyd Charisse nel numero con Kelly "Broadway Melody".
Kelly e Donen dirigono e curano le coreografie, Duell e Gibbons le scenografie. Nacio Herb Brown (1896-1964), nel '29 direttore musicale di The Broadway Melody e poi autore di note e testi, scrive la musica delle canzoni, su testi di Adolph Green (1914-2002), che co-sceneggia con Betty Comden (1919).
Ripercorrendo le origini e i brillanti esiti del genere musical, un occhio di riguardo è d'obbligo per i principali fautori, i compositori, a partire da Irving Berlin (1888-1989), senz'altro il più longevo tra tutti i nomi di spicco della categoria, autore di numerose canzoni composte ad hoc per il grande schermo o riprese da suoi precedenti lavori per il teatro. Lo si trova, non accreditato, già con la canzone "Blue Skies" in Il cantante di jazz, per proseguire poi in titoli come The Cocoanuts del '29 con gli irresistibili fratelli Marx, Cappello a cilindro ('35), Bianco Natale (White Christmas di Michael Curtiz, 1954), da cui l'omonimo pezzo, dalle successive vendite mondiali incalcolabili. Nel cast del film, Bing Crosby, Danny Kaye, Vera-Ellen e Rosemary Clooney, zia canterina del fascinoso George.
Jerome Kern (1885-1945) esordisce con due canzoni nello show “An English Diary” a Broadway; si sposta poi sulla scena teatrale londinese, per poi tornare in patria ed inanellare grandi successi ancora a Broadway tra 1905 e 1927, anno del fortunato “Show Boat”, da lui musicato su testi di Oscar Hammerstein II (1895-1960) e prodotto da Ziegfeld, poi trasposto al cinema varie volte. Scompare nel ’45 a New York, in procinto di scrivere per Anna prendi il fucile; verrà sostituito da Berlin.
Leonard Bernstein (1918-1990), compositore, pianista e direttore della New York Philharmonic dal ’58 al ’69, realizza il capolavoro nel ’71: “Mass”, scritto per l’inaugurazione del John F. Kennedy Center for the Performing Arts a Washington, ma probabilmente il suo nome è più legato alla musica per West Side Story (non meno intriganti le invenzioni per Un giorno a New York, 1949).
Richard Rodgers (1902-1979), insieme al paroliere Lorenz Hart (1895-1943), crea gioielli come “My Funny Valentine” e "The Lady is a Tramp", ma il connubio artistico – nato nel 1918 - si scioglie nei primi anni Quaranta per problemi personali di Hart, tra cui l’alcolismo. Rodgers si unisce ad Hammerstein - il cui romanticismo è nettamente superiore rispetto a quello soffuso in Hart - lavorando alacremente per il teatro musicale; si ricordi The King and I (1951) dalle romantiche note, musical divenuto poi film, così come Oklahoma!. Nel '57 il duo Rodgers/Hart si ritrova per Pal Joey: la citazione postuma di Hart è dovuta al fatto che il film è tratto da un precedente lavoro teatrale dei due.
George Gershwin (1898-1937) firma alcuni tra i più noti brani del Novecento, tra cui “Rhapsody in blue”, suonato per la prima volta nel 1924; compone successivamente per il teatro, accanto al fratello Ira (1896-1983) autore dei versi e nel 1936 i due sono ad Hollywood, inaugurando il loro lavoro con Voglio danzare con te (Shall We Dance), interpretato da Astaire e Rogers.
Un americano a Parigi ('51) si ispira addirittura all'omonima sinfonia composta da George e i due fratelli sono autori di canzoni e testi, mentre la direzione musicale di Green e Chaplin conquista l'Oscar.
Di Vincent Youmans (1898-1945) sono le note su cui danzano Ginger e Fred in Carioca ('33), mentre Cole Porter (1891-1964) non è solo "Night and Day", ma anche "I get a Kick Out of You", "My Heart belongs to Daddy" e altri brani di successo a Broadway ed Hollywood, tra cui le melodie cantate da Bing Crosby a Grace Kelly in Alta società (High Society, 1956).
Il viennese Frederick Loewe (1904-1988) arriva negli USA nel '24. Compone, tra l'altro, per Brigadoon, prima musical poi film, su testi di Hammerstein; la musica (e i testi di Alan Jay Lerner) per Gigi gli valgono l'Oscar 1958, così come lo vale la direzione musicale ad André Previn (1929).