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CHI ERA QUELLA RAGAZZA TRISTE CANTATA DA DYLAN ?


 

Di Corrado Barbieri

"...il vagabondo che bussa alla tua porta indossa gli abiti che una volta indossavi tu /
Accendi un altro fiammifero, ricomincia da capo / e' tutto finito ora, triste bambina " .

Siamo nel brano conclusivo del terzo album di Dylan - Bringing it all back home -, del gennaio 1965, " It's all over now, Baby Blue " . Non credo che solo chi scrive queste righe sceglierebbe questa canzone di Dylan tra quelle che piĆ¹ lo simboleggiano e soprattutto tra quelle che maggiormente inducono emozioni. Il pezzo e' infatti intriso di senso di cose perdute, cantato come una dedica accorata a una non definita Baby Blue.
E' il Dylan poeta, nel delicato passaggio dalle tematiche sociali e di protesta alla poesia, che dal folk passa definitivamente al  rock, scelta che li' per li' non tutti capiscono, che gli contestano ai concerti, vogliono il Dylan protestatario di poco tempo prima. Ma presto afferreranno le sue ispirazioni, si abitueranno alle metafore un po' oscure quanto affascinanti dei suoi versi, quelli che come sappiamo riconducono spesso al poeta francese Arthur Rimbaud.
Ma e' difficile stabilire di volta in volta dove i geni  si approvvigionino delle loro straordinarie idee: Dylan disse che mentre stava scrivendo la canzone pensava al cantante rock'n'roll Gene Vincent e a quell' interpretazione che era stata una delle sue canzoni preferite, " Baby Blue ", quella dove alla fine dice "...il mio nome e' Baby Blue ". Un'interessante testimonianza di come gli artisti e gli stili musicali influenzino i successivi, di come niente nell' arte possa essere considerato superato o " minore ".
Certo Dylan erge a poesia le sue parole e la sua musica, ne accresce a dismisura il fascino, la proietta nel per sempre, mentre ci si chiede ascoltando i suoi versi chi era la loro prima destinataria, chi era Baby Blue. Probabile Joan Baetz, compagna di quel momento, in amore e in arte, o forse David Blue, amico in adolescenza, e la canzone stupisce, colpisce, gira il mondo e i tempi, interpretata anche da altri artisti e sempre nel repertorio di Dylan, dal vivo e nelle registrazioni. Poi diventa essa stessa ispirazione, a sua volta, della scrittrice americana Joyce Carroll Oates, per il suo racconto " Where  are you going, where have you been ? ", un libro che aprira' con una dedica a Dylan.



 

 

 

 

 

 
   
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